Avevo comprato il biglietto in poltronissima per la data di Palermo del "Vuoto Tour" già alcune settimane fa, ma nutrivo qualche riserva su questo show: le MAB, quelle ragazze punkettone che Franco si porta dietro da qualche tempo, così come l'altro gruppetto composto di tre ragazzi (gruppo di cui in questo momento mi sfugge il nome), non mi entusiasmavano granché. Mi sono dovuto largamente ricredere sulle prime, veramente brave. Non ho potuto invece ricredermi sull'altro gruppo, o quantomeno sul chitarrista, un individuo tanto insulso quanto inutile (come uno scimpanzè sul palco era più occupato ad eseguire le sue spericolate acrobazie che a suonare).
Ad un certo punto le giovin gioviali MAB hanno eseguito un brano dal loro ultimo album, e dal rock stemperato al miele di Battiato siamo passati a smitragliate di chitarra e ritmi di batteria ossessivi. La gente era piuttosto schifata da queste repentina quanto temporanea svolta, mentre io gioivo come un matto e ridevo guardando le facce disgustate delle signore ingioiellate al mio lato... meraviglioso.
Ma partiamo dall'inizio: un duo di piano e violoncello ha aperto la serata; molto bravi entrambi, anche se l'hanno tirata un po' per le lunghe. Poi è entrato Franco, s'è seduto su una sedia e ha interpretato tre brani accompagnato solamente dal pianoforte. Entrato in scena il "Nuovo Quartetto Italiano" e le suddette MAB, tutti insieme hanno cominciato a sfornare una serie di capolavori dietro l'altro. L'unico pezzo che veramente avrei tenuto a sentire e che non hanno eseguito è stato "Il Ballo del Potere"; per il resto nulla da ridire sulla tracklist (bellissimo il medley finale che ha unito in pratica tutto "La Voce del Padrone").
Veramente esilarante è stato l'intervento dell'esimio Professor Manlio Sgalambro. Il filosofo siciliano ha prima recitato un monologo ispirato ad una grottesca disavventura di Nietzsche, nella quale si parlava di escrementi e quanto di più scabroso i borghesucci al mio fianco potessero immaginare (con evidente sdegno). In seguito, con mia grande e gradita sorpresa, Manlio s'è cimentato nella rilettura in italiano d'un celebre pezzo del "Senso della Vita" dei Monty Phyton: "The Galaxy Song". Sono quasi sicuro che praticamente nessuno (a parte il sottoscritto e qualche altro, fortunato eletto) avrà capito di cosa si trattasse... ehehehe. (Anche se ho potuto notare che su you tube vi sono già i video, quindi i più sprovveduti si saranno giustamente informati). Certo, in italiano il testo e la musica a tratti sembravano discordare, ma il finale: "Sperate che nell'universo vi siano forme di vita intelligente, perché qui non c'è un cazzo di niente" ha compensato qualsiasi altra mancanza. I grandi classici più o meno ci sono stati tutti: "L'era del Cinghiale Bianco", "Prospettiva Newsky", "Centro di Gravità Permanente", "Cuccuruccucu", "La Cura", "Voglio Vederti Danzare" , "Strani Giorni", "Povera Patria", ecc...
Del nuovo album hanno eseguito ovviamente "Il Vuoto", poi "I Giorni della Monotonia" "Aspettando L'estate" e "The Game is Over". Un po' deluso sono rimasto per le parti campionate, troppe a parer mio, sia nel Vuoto che in The Game is Over, ma tutto sommato ci si può benissimo soprassedere. Da Gommalacca hanno eseguito solo "Shock in my Town", e solo "Tra Sesso e Castità" da Dieci Stratagemmi... peccato. Il Nuovo Quartetto Italiano, comunque (che a giudicare dall'età poi così esordiente non era) ha fatto la sua degnissima figura. Dopo due bis (quindi un tris), tutto il teatro s'è alzato in piedi battendo le mani a tempo. Avrei voluto tanto che Franco facesse qualcosa da "Sulle Corde di Aries" o da "Clic" (impresa ardua) ma non v'è n'è stato il tempo. Live spettacolare ugualmente. Grande sia Franco che Manlio... se capitano dalle vostre parti abbiate l'accortezza di non perderveli.
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