Mi permetto di scrivere un doppione, che doppione non è, in considerazione del fatto che la rece presente su Debaser adesso non raggiunge i 100 caratteri. Secondo me si deve argomentare sempre.  

In questo momento, mentre sto scrivendo, ho tra le mani il volume n. 1292 della collana Urania di mio fratello intitolato "Io sono Leggenda". E' proprio da questo libro (edito per la prima volta nel 1954) che è stato tratto l'omonimo blockbuster che sta spopolando attualmente al cinema. Il motivo che mi spinge a scrivere qualche riga sulla suddetta pellicola è che la sua trasposizione cinematografica la ritengo discreta, a tratti buona: una grande sorpresa.
Le cose migliori le si ritrovano tutte nel primo tempo che rende davvero bene la situazione allucinante del libro. Una città, un mondo deserto, nel quale vi è solo essere umano ad essere sopravvissuto ad una epidemia creata involontariamente dall'uomo stesso modificando geneticamente un virus. E' in questo contesto che Robert Neville cercare di sopravvivere, di non impazzire e di trovare uno stimolo per andare avanti ricercando una cura.
Will Smith non si può quindi nascondere da nessuna parte e tutto gioca sulla sua espressività. Nel primo tempo, praticamente senza effetti speciali, si ritrova a duettare con un cane lupo e con dei manichini cercando di trasmettere il difficile mix di disperazione e determinazione sovraumana che caratterizza il suo personaggio. Di notte il nostro eroe si deve barricare in casa perché gli effetti del virus letale (cui lui è completamente immune) hanno trasformato diversi uomini in rabbiosi vampiri.
Nel secondo tempo i contatti con la novella di Matheson diventano sempre più sparuti, se non inesistenti. Unico punto di riferimento gli scontri crescenti con i suddetti vampiri che culminano con un attacco alla sua casa. Il finale invece (molto veloce e sbrigativo) è completamente inventato.

In conclusione le discrepanze tra novella e film sono molte. Neville nel testo era una persona determinata, questo si, ma anche estremamente cattiva e bastarda che, conscia del proprio destino, cercava di sopravvivere e ammazzare quanti più vampiri poteva. La sua vita era un continuo barricarsi e lottare. Il secondo tempo, in particolare, per un lettore della superba opera di Matheson può risultare essere insopportabile in quanto viene distrutta la suggestiva, filosofica e paranoica atmosfera iniziale.

Ciò non toglie che per tutti coloro che non hanno letto il libro "Io sono leggenda" (cioè la stragrande maggioranza delle persone) è una pellicola davvero ben fatta e piacevole. La sua peculiarità è quella di essere dotata di grandi cambi di ritmo; scene con un buon tasso di tensione vengono alternate infatti ad altre più movimentate (senza cadere nello splatter o nel trash) passando per brevi flashback e istantanee maggiormente riflessive.

Niente di clamoroso, sia ben chiaro, ma nemmeno un prodotto insulso ed osceno come molti lo spacciano forse per partito preso verso le grandi produzioni hollywoodiane. Un bel passo in avanti per il regista Francis Lawrence che con Constantine aveva invece toccato il fondo con l'esordio.  

2 e mezzo

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