Da un pertugio nella boscaglia, che offre una visuale sulla spiaggia, facciamo i voyeur su una splendida adolescente. Il corpo è snello, agile, morbido e sodo. La carnagione di un colore cappuccino, il bel viso dai lineamenti squadrati tiepidamente mascolini, con gli zigomi alti; una cascata di capelli bruni leggermente mossi a coprire la fronte. Un seno ben proporzionato che a quell’età se ne fotte della gravità; ma quello che rende Isabelle ferro per noi, piccole ed inermi calamite sedute sulle poltrone di un cinema, sono quegli occhi di ghiaccio. Imperscrutabili.

Ozon non cerca di spiegare il periodo della vita nel quale solitamente si fanno le più grosse cazzate: preferisce limitarsi a fare il voyeur e cercare di seguire questa splendida ragazza nel suo processo di crescita. Sono pochissimi i tentativi di interpretazione di un iter apparentemente senza senso. Perché una ragazza di 17 anni e di buona famiglia dovrebbe cercare di vendere il proprio corpo se quelle decine di migliaia di euro che accumula in un manciata di mesi non li spende nemmeno? In quegli occhi intravediamo tedio, consapevolezza di avere le fattezze di un limonata ghiacciata per un assetato nel deserto. Sa di essere in una posizione dominante rispetto ai suoi coetanei intimiditi all‘accesso, ma perfino nei confronti della maggior parte dei suoi clienti ultracinquantenni che se ne innamorano e si trasformano in argilla tiepida. Forse Isabelle si annoia e vuole provare a misurare la sua bellezza e cerca costantemente il consenso sotto forma di denaro; come se si trattasse di una gara sportiva o un compito in classe. 150 € una sufficienza scarsa, 300 € un più che buono, 500 € un ottimo.

La osserviamo dalla serratura in scene di sesso abbastanza esplicito e sotto sotto ce ne freghiamo del motivo che la spinge a continuare perché quel corpo flessuoso è poesia in movimento anche solo quando cammina per strada con quello spesso strato di melancolia addosso che si riaffaccia subito dopo aver nascosto il premio in denaro. “Giovane e bella” è un film che mi è piaciuto molto perché fotografa con discrezione, e senza moralismi patetici e retorici, un’età inesplicabile. In tale contesto assume un’importanza rilevante la recitazione convincente e matura di Marine Vacth che merita un plauso.

Trovo sia subdolo e al contempo affascinante che tutti gli adulti, per potersi definire tali, debbano essere passati per l‘adolescenza ed aver avuto il tempo di digerirla. L’assurdo è che nonostante questo il ricordo, il senso di quelle azioni, tende a sfumare progressivamente nei meandri del cervello. Un adulto non riesce più a trovare i pensieri che lo hanno spinto nella giovinezza a fare quelle meravigliosa sequenza di cazzate; quel filo purtroppo scompare quasi completamente con il tram tram quotidiano di una vita fatta di orari, impegni da incastrare e milioni di parole, perlopiù inutili, dette con persone insignificanti cercando di non far trasparire i propri reali sentimenti.

Diventa quindi normale per un genitore trovarsi un ragazzo di sedici anni incazzato con il mondo in casa e con il quale è impossibile parlare e stabilire un dialogo. Lingue diverse. Mentre il padre guarda la televisione, che snocciola un servizio sull’abuso di alcool, droga, sesso tra i giovanissimi a scuola, non può fare a meno di pensare al girino, ormai cresciuto e brufoloso, che si sta masturbando nella stanza accanto. Ascolta con attenzione il servizio e gli si insinua per un secondo un punto interrogativo. “Ma no, cosa mi metto a pensare: fortunatamente questi qui sono problemi che non riguardano i miei figli. Loro sono ingenui, ma complessivamente casti ed innocenti“.

Perché debba essere così poi, nessuno lo sa. Il problema è che anche gli adulti in fondo sono un po’ allocchi, creduloni e molto più ingenui di quel che si pensi. Incapaci di tenere il passo di una generazione che va fottutamente veloce.

E gli asini continuano a volare mentre pensano che i propri figli siano tutti agnellini alla mercé dei lupi cattivi. Non gli passa per l'anticamera del cervello che possano essere dei figli di puttana.

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