Come ogni fan di Frank Zappa sa bene, fra il musicista di Baltimora e le orchestre sinfoniche non c'è mai stato un gran feeling. Innumerevoli sono i progetti, pure dispendiosi, mai portati a termine. Di quelli invece portati a compimento ("Perfect Stranger" compreso) Frank non fù troppo soddisfatto.
Poi venne l'Ensemble Modern... L'Ensemble Modern è il giocattolo che Frank Zappa ha sempre desiderato. Un'orchestra composta da musicisti straordinari e davvero interessati alla sua musica. Zappa fù contattato dai responsabili dell'EM nel 1991. Gli fecero sentire una loro interpretazione di musiche di Kurt Weill. Zappa rimase molto colpito dal loro entusiasmo e dalla perizia dell'esecuzione.
L'Ensemble Modern non è nuovo a incontri con musicisti rock. Hanno eseguito anche musiche di Fred Frith (Oh dear...) ex Henry Cow, ex Art Bears e solista d'eccezione. In una loro riedizione dell'"opera da tre soldi", c'è pure Nina Hagen nel ruolo di Celia. Lavorare con Zappa fù un tour de force cui l'EM si sottopose col sorriso sulle labbra. Zappa accolse per una quindicina di giorni i musicisti dell'orchestra nel suo studio a Los Angeles e li fece improvvisare uno alla volta su un sottofondo di basso, tastiere e batteria. Registrò quelle improvvisazioni, se le riascoltò e in breve tempo seppe esattamente cosa poteva tirare fuori da ogni singolo musicista. Nei nuovi arrangiamenti Frank si regolò di conseguenza. Quello che venne fuori dalle prove successive è un programma di diciannove pezzi portato in giro nelle sale da concerto europee e americane. Quel materiale è finito su "The yellow shark" del 1993. Tutti ne furono soddisfatti, successo di critica e di pubblico... Aaahhh, se solo Zappa e l'EM si fossero incontrati prima...
Nel '93 infatti Zappa morì lasciando un archivio zeppo di composizioni incompiute e progetti abbozzati e solo nel 2000 l'Ensemble Modern, sotto la direzione di Jonathan Stockhammer, suonò dal vivo altre musiche di Zappa. Nel 2003 vide finalmente la luce il disco "Greggery Peccary and other persuasions".
"Moggio" da "The man from Utopia" è il brano d'apertura del disco ed è possibile riconoscervi un bellissimo tema portante, impresa non sempre facile nella produzione zappiana. Introdotto e concluso da un grugnito (o rutto se vi piace di più) davvero ben eseguito, "Moggio" ha un tono propositivo ed egocentrico che centra perfettamente lo scopo del suo autore: l'intrattenimento. In effetti spesso quando si parla della musica di Frank Zappa, si pone l'accento sul suo carattere satirico e dissacrante o su quello semplicemente citazionista. Stravinskij, Webern e l'immancabile Varèse sono menzionati spesso e giustamente come fonti d'ispirazione. Personalmente però, quando sento la musica di Frank mi viene da pensare a tutto meno che ai personaggi elencati sopra. Per me la sua musica è semplicemente divertente, cervellotica finchè si vuole, ma buffa, tonica, esplosiva. E poi il divertimento è o non è una faccenda maledettamente seria?
Stesso discorso e forse di più vale per "Peaches en Regalia", qui presente in una versione deluxe, elegante, sinuosa. Il tema principale è apparentemente goffo, grottesco, eppure così umano e diretto. Le parti di chitarra nel cuore del brano sono lasciate ai fiati (in particolare un bellissimo oboe) che danno un tono tenero addirittura commovente alla composizione, anche se solo per un momento.
L'EM già in "The yellow shark" aveva vinto la sua sfida col synclavier, quella sorta di computer con cui Zappa compose e suonò la sua musica negli anni ottanta. La loro versione di "G-Spot Tornado", da "Jazz drom Hell", è superiore all'originale dato che ne emula la perfezione e in più vi introduce l'elemento umano. Qui il miracolo si ripete in "Night school" e "The Beltway Bandits". Ma il vero mazzo in questo disco, l'orchestra se lo fa in "The adventures of Greggery Peccary", brano di una ventina di minuti che racconta la strana giornata di un maiale inventore di mode. A narrare la vicenda pensano i cantanti David Moss e Omar Ebrahim Questo brano venne messo insieme negli anni settanta da Frank attraverso un collage di registrazioni effettuate in diverse occasioni. Pareva impossibile suonarlo tutto dall'inizio alla fine. E guarda caso l'EM lo suona tutto senza che in quel marasma di stili diversi si perda anche solo la più piccola sfumatura della narrazione.
Cari debaserani, mi fermo qui. In "Greggery Peccary and other persuasions" non c'è solo quello che ho indegnamente raccontato, c'è molto altro. A voi, se vorrete, il piacere di scoprirlo...
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