Frankie Magellano è indecente e sfrontato, geniale nella sua volgarità; sicuramente l'etica è un vocabolo al quale, almeno nei testi, non pare esserne succube; infatti utilizza un linguaggio ruvido e ironicamente sudicio, non temendo di gettare squallidi apprezzamenti a madri, figlie, cugine e amiche.
Le sue narrazioni vengono accompagnate da un piacevole blues pesante. L'intro è un elettro bit texano costruito sul campionamento di "Tombstone Blues" di Bob Dylan, colmo di bang bang bum bum bang bang; poi iniziano le narrazioni senza peli sulla lingua, dettate da una voce claudicante, roca e beffarda: "Bid Spencer" è la parodia di una bidella non troppo attraente; "Le cose che avevo" profuma d'adulterio, qui si presenta la persona più stronza che si possa conoscere mentre in "Panna" emerge la caparbietà di Frankie che offre una ballata noir tipica di Capossela, con un ritornello ubriaco e innamorato. Gli intermezzi consapevolmente inadatti a qualsiasi pubblico sono anche le perle di quest'album: "Frankie Magellano" è un assurdo tropical-disco bit che ci presenta il personaggio in questione, degenerando in cori da stadio e boiate varie. "Homer" è l'apoteosi demenziale, un funky blues saltellante, invece "Stelle" è un tropical-blues molto caldo e pornografico.
Frankie possiamo definirlo un assassino vaginale: nella traccia fianle "Dalla torre Eiffel" fa esplodere la sua perversione; tocchi di basso, una chitarra da far west e il suo sguardo allupato che sorveglia la figa di tutto il mondo. Frankie Magellano have a minchia like a vulcano.
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