-"Yours is the most terrible crime a human being can commit. I accuse you of a wasted life!"

-"Guilty".

Ho riflettuto così tanto che ho sprecato una bella serata e un probabile flirt in giri di parole e strane tecniche di seduzione. L'unica cosa che ricordo con piacere era il "pazzo" di turno (avete presente quel tipico sogetto che parla da solo ied è puntualmente ignorato da tutti no?) che portava con sè un cacciavite. Forse lui le rotelle se le mette a posto da solo? Beh io no. Ho cercato di pensare all'ultima cosa bella che avevo fatto perchè, il senso di vuoto, lo sapete, vi porta a ricordare... ed ecco che mi venne in mente il libro più bello che abbia mai letto: "Papillon" di Henri Charrière.

Avevo 13 o 14 anni e l'estate era da passare a casa con la nonna... l'irrequietezza fu placata da questo formidabile volume. Qualche tempo fa, serbando nel cuore il ricordo delle allucinanti avventure di questo uomo (fra l'altro vere), incappai nel film. Per me le difficoltà di trattare il film dal punto di vista tecnico sono molte, dunque non lo farò.

Gli attori sono niente popò di meno che Steve McQueen e Dustin Hoffman. Il primo interpreta il così detto "Papillon", ossia lo stesso Henri Charrière, e il secondo il migliore amico, il compagno di sventure. In breve la storia si svolge in quella che era la peggiore delle prigioni, l'Isola del Diavolo nella Guyana Francese e i continui tentativi del protagonista di evadere da essa. Per quanto mi riguarda il film è molto riduttivo, incentrato sulle fughe, le eccitanti avventure e i maltrattamenti subiti dai prigionieri.

Isomma, per tutto il tempo fai il tifo per Papillon, una povera anima che apparte qualche erroruccio era fondamentalmente buono, anzi vi dirò di più, per giunta fregato dalla vita! Vi sono due scene però estremamente teatrali e significative. Una è quella nel deserto, Papillon è vestito di tutto punto e in lontananza vede la giuria che lo ha mandato in prigione. Urlando si avvicina ad essa, chiedendo perchè fosse stato punito vista la sua innocenza, perchè fosse stato giudicato colpevole di qualcosa che non aveva commesso. Ecco, mi sono venuti i brividi...

In questo sogno è chiaro che il protagonista chiarisce con se stesso la ragione delle sue sofferenze, sbatte la testa contro ciò che forse temeva di ammettere a se stesso. Realizza i suoi errori che non sono ovviamente di natura religiosa o legale, ma personali.

La seconda scena è svolta in Francia, è sempre ben vestito ed è acclamanto da tutti, festeggiato. A un tratto la terra diventa cielo, si capovolge, e si trova a testa in giù, con i suoi compagni morti, chiedendosi se fosse morto. Entrambi i due momenti che ho velocemente descritto sono allucinazioni-sogni che ha durante la sua reclusione in isolamento.

La pazzia, la solitudine e la mancanza di vita intorno lo portano a dimeticare e a sentirsi per l'appunto morto. La cattiveria e l'intransigenza dei carcerieri e dei secondini, le violenze fisiche e psicologiche, il lavoro sporco e le mura spesse intorno gli ricordano cosa deve fare, l'unica cosa da fare: fuggire.

Bel film ma soprattutto bellissimo libro.

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