Nel 1927, tre anni dopo la morte di Franz Kafka, il romanzo "America", viene pubblicato per mano dell'amico e biografo ufficiale dell'autore Max Brod.
Il protagonista del romanzo, Karl Rossmann, è costretto a lasciare il suo paese per ripiegare in America, poichè sedotto da una cameriera, poi rimasta incinta.
Dopo aver fatto conoscenza sulla nave che lo porta a New York di un fochista, tipico personaggio kafkiano, che per un attimo sembra quasi essere il vero protagonista del romanzo, Karl viene ospitato in casa di uno ricco zio; verrà tuttavia ben presto scacciato, e sarà costretto a trovare prima lavoro in un albergo e successivamente nella casa di una capricciosa e attempata cantante, insieme a due vagabondi incontrati precedentemente.
In questo romanzo vi sono numerosi elementi ricorrenti negli scritti di Kafka: dall'innato e ineludibile senso di colpa del protagonista che diventa condizione assoluta dell'umanità, all'impossibilità dell'uomo stesso di raggiungere i propri obiettivi, di realizzare ciò che desidera perchè soverchiato dalla crudele e incurante forza del caso e da leggi a lui incomprensibili.
"America" sembra avere però rispetto alle opere più famose di Kafka qualcosa di diverso, per non dire "in più"; in questo romanzo infatti l'autore originario di Praga sembra quotidianizzare ciò che caratterizza le sue fatiche letterarie, portandolo in uno scenario "attuale", ben descritto e fissato nel tempo ma soprattutto nello spazio. Non ci troviamo nello sperduto villaggio de "Il Castello" e nemmeno nei luoghi cupi, freddi, grigi e squallidi de "Il Processo", ma in luoghi molto più luminosi e mondani, popolati da un'umanità vivace e variegata: dal fochista già citato, passando per senatori, uomini d'affari, camerieri, capocuoche, cantanti, vagabondi, tutti dal comportamento più o meno onesto o disonesto, ma sicuramente profondamente caratterizzati, a partire dall'aspetto fisico.
Probabilmente quello che quindi vi è "in più" in questo romanzo di Kafka è rintracciabile proprio nel luogo dove l'autore di lingua tedesca lo ambienta, l'America, terra di opportunità, ideale per "rifarsi una vita", sfuggire alla vergogna, e perchè no, al senso di colpa; ma Kafka sa che specialmente l'ultima delle cose elencate è impossibile e quasi con un sarcasmo che potrebbe essere definito sadico, l'autore sembra fare dell'America l'incarnazione delle illusioni umane. Karl si muove infatti attraverso una serie di eventi apparentemente normali, quotidiani, che si susseguono però come guidati da quella forza misteriosa onnipresente nell'opera omnia kafkiana, che può essere indifferentemente chiamata "caso", "fato", "sistema" o "legge divina".
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