I fratelli (gemelli) D’Innocenzo, dopo l’interessante esordio del 2018 La Terra dell’abbastanza da me recensito https://www.debaser.it/fratelli-dinnocenzo/la-terra-dellabbastanza/recensione dopo il disturbante Favolacce del 2020 che ho visto e che non mi è piaciuto ma lo vidi distrattamente, dopo America Latina del 2021, anch’esso bello crudo e visto pure lui e che non mi ha convinto, presentano oggi un’opera assai ambiziosa: Dostoevskij.
Dostoevskij sta per uscire su SKY e sarà una serie TV in sei puntate da poco più di 40min. ciascuna. È uscito prima al cinema però, a tempo limitato dal 11 al 17 Luglio e presentato in due atti, ciascuno di 2h e mezzo circa. Per cui volendo siete ancora in tempo per vederlo su grande schermo.
Oggi i D’Innocenzo hanno 36 anni e tra le varie rassegne a cui ho partecipato, li ho spesso incontrati dal vivo. Sono due ragazzi romani, ormai adulti, vengono da una delle periferie più degradate e problematiche di Roma: Tor bella monaca. Parlano in romanesco, a volte farfugliano, dicono un sacco di parolacce ed hanno uno spiccato sense of humor che traspare qua e là anche nei loro film, che non solo dirigono ma scrivono pure.
Il loro è un cinema realistico, sporco, potente, anti-conformista, che tocca temi scottanti e altamente drammatici: disagio sociale, povertà, droga, criminalità, disturbi mentali, pedofilia. Ravviso, nel loro cinema, una certa morbosità e gusto dell’orrido, una ricerca ossessiva dello shock visivo, un voler andar sopra le righe a tutti i costi.
Dostoevskij, nella sua lunga durata, dispensa a piene mani tutto ciò. È un poliziesco: c’è un serial killer che ammazza parecchio e lascia sempre una lettera, più o meno farneticante, sul luogo del delitto. Non ha un modus-operandi specifico, ti spara ti strozza o ti dà fuoco, si sposta, non ha un target di riferimento, è inafferabile, la polizia brancola nel buio. C’è questa task-force che gli dà la caccia, capitanata da Enzo Vitello (Filippo Timi). Enzo sta impicciato parecchio, si impasticca di brutto, vomita, gira a vuoto, ha una figlia tossica che lo odia, che vive per strada e che non vede mai…
Beh basta così, parliamo un po’ del film. Sono perplesso, vi sono alcuni elementi pregevolissimi: la regia ad esempio. Accuratissima, sia nei movimenti di macchina che nel taglio delle inquadrature, nelle scelte stilistiche che sorprendono per varietà ed originalità. Primi e primissimi piani, dettagli, campi larghi, camera a mano addosso all’attore, movimenti circolari, i riferimenti potrebbero essere Aronofski, Sergio Leone, David Lynch, giusto per citarne alcuni, un frullato esplosivo, da trangugiare avidamente. La fotografia sporca ma calda e pastosa, ricerca della cromaticità. Anche il sonoro e la colonna sonora in generale sono promossi a pieni voti. Il comparto tecnico è a livelli forse unici nel panorama della cinematografia italiana odierna. Qualcuno dice che copino Garrone, io non direi, gli somigliano certo (Dogman su tutti) ma sono un’altra roba e per me tecnicamente sono pure meglio, ecco. Solo che il cinema non è solo tecnica, se poi metti in piedi un poliziesco di quasi 5 ore, beh devi saperci fare con la scrittura e qua non ci siamo. Lento, noioso, dilatato, decolla nella seconda parte ma mi hai portato a spasso per due ore nella prima senza nessuna evoluzione nella storia, senza farmi entrare nell’indagine, nel profilo psicologico del killer. Pure sto Enzo mica mi è piaciuto, sempre sofferente, immoto e sudaticcio. Protagonista assoluto ma la sua interpretazione non mi ha coinvinto, non mi ha coinvolto. Non mi hanno convinto neanche alcune linee di dialogo in cui americanizzano i testi inserendo in italiano il “fottuto” fottutamente” tipicamente americano ma in Italia mica parliamo così, è straniante …bah.
Insomma i D’Innocenzo tanto sono bravi alla regia quanto scarsi alla scrittura, qualcuno dovrebbe dirglielo. È un vero peccato perché per chi ama il cinema sono una leccornia. Per chi ama solo i film invece beh, vi tocca la serie su SKY, che diluita in sei puntate da 40min.magari vi piace pure.
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