Premessa.

Mia cugina M., più grande di me di qualche anno, si è recentemente fidanzata con tal B., studente universitario di filosofia. Quando ho incontrato e conosciuto B., chiedendogli se mi consiglia, un domani, di iscrivermi proprio a filosofia, per diventare filosofa (mi affascina l'ermeneutica che mi ha spiegato la prof. in classe), lui mi ha detto, con un po' di supponenza: "Per capirlo, devi prima leggere Zarathustra di Nietzsche". Ah. Credevo bastassero un opuscolo universitario e un po' di spirito d'iniziativa girando per internet, oltre che la passione che metto in tutte le cose.

L'autore.

Friedrich Nietzsche fu un filosofo tedesco (1844-1900). Figlio di un pastore protestante con cui ebbe rapporti burrascosi, si avvicinò dapprima agli studi classici - un must per i tedeschi, hanno una specie di amore/odio per noi latini - e quindi ad una sua personale ricetta filosofica un po' troppo complessa per essere descritta da una studentessa del ginnasio, bisogna dirlo.

In tentata sintesi, il gran Kaos che è il mondo non può essere compreso razionalmente. ma intuito, superando gli steccati della tradizione e diventando Superuomini (ed, immagino, Superdonne). Quando si diventa tali, oltre a capire che "Dio è morto" (altro che Nomadi!) si va pure al di là del bene e del male (altro che i miei sensi di colpa nei confronti di T.!!) e si diventa un po' figli di Dioniso (come la band di X Factor!!!).

E' un messaggio un po' confuso, quello di Nietzsche, che colto da sifilide non brillava certo per lucidità di mente negli ultimi anni della sua vita (da Wikipedia), tanto da abbracciare un cavallo ferito nel pieno centro di Torino, e non per animalismo ma per una strana forma di fraternità. Talmente confuso, il suo pensiero, che dopo la sua morte, complice la sorella, venne fatta una specie di "operazione di marketing" vendendo il suo pensiero a tutti: dai nazisti, agli anarchici, ai libertari, ai post moderni, e non ultimo a... Zucchero "Sugar" Adelmo Fornaciari.

Dell'estate 2002, avevo otto anni, ricordo perfettamente il testo di "Baila Morena", del suddetto cantante emiliano: "Ti ho messo gli occhi addosso... e lo sai/che devi avere un caos dentro di te/per far fiorire una stella che balla". Questa frase è presa più o meno da Nietzsche!!!!

L'opera.

Scritto per aforismi e brevi flash narrativi, "Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno" descrive il viaggio di un profeta nell'oriente misterioso, portando la sua sapienza nel mondo, come il sole che, tramontando, scende sulla terra e si dissolve in essa. C'è una specie di dissoluzione del sapere nel mondo che rimanda a certi miti, non necessariamente classici tipo Iside e Osiride, ma anche a rituali esoterici di formazione e presa di conoscenza. Non c'è vera trama, ci sono soprattutto pensieri di vario genere ed esperienze filosofiche dentro.

Il decalogo di Martina.

Per dirla proprio alla tedesca "so und so". Non è che quest'opera mi sia piaciuta tanto, tanto che preliminarmente, devo essere onesta con voi: non l'ho nemmeno finito. Mi aiuterete, spero, a capirne di più, confutando i dieci motivi per cui non mi è piaciuto e l'ho mollato (non a metà, perché l'ho letto a salti). Dunque:

  1. forse involontariamente, ma è un libro furbo, più fumo che arrosto. Per tutti e per nessuno, appunto. Tanta forma, anche abilità di scrittura, ma se ne cava poco;
  2. è un libro che alla lunga annoia e non avvince il lettore (vedi quanto è capitato ad una persona comunque volenterosa come me), che si perde in una specie di labirinto, tanto da avere mal di testa. Un minimo di chiarezza nello sviluppo della trama sarebbe stato opportuno;
  3. non ci trovo tanto rigore storico e filosofico. Sembra andare contro la tradizione, mescolando tante tradizioni diverse, ma senza gli strumenti concettuali per farne una critica seria e superare i modelli tradizionali;
  4. è un libro che non avvicina i giovani volenterosi alla filosofia, ma soltanto quelli che cercano in questa branca del sapere umano delle suggestioni, e dunque più che filosofi sono dei furbastri posatori (tipo B., mi sa tanto). Sarà che io ho un carattere apollineo, e che le cose dionisiache più che i libri si possono utilizzare altri strumenti più o meno leciti, però...
  5. è un libro che contribuisce a screditare la figura del filosofo presso la società civile. Filosofo come uomo con la testa fra le nuvole, o caduto dentro un pozzo, mentre il filosofo dovrebbe applicare le sue conoscenze alla realtà, cambiarla e non sublimarla in teorie astratte ed astruse;
  6. scrivere per aforismi è una gran furbata commerciale: in qualche modo catturi l'uditore, specie ingenuo e poco lucido, come la poesia o certa musica rock, ma a differenza della poesia e della musica rock, come filosofo, dovresti spiegare il tuo pensiero, e qui, in realtà, non lo fai. Seduci e basta, non spieghi come il tuo ruolo imporrebbe;
  7. il linguaggio oscuro permette a tutti di costruirsi un'interpretazione di Nietzsche, ed è per questo, probabilmente, che questo filosofo (va detto: dopo morto) ha avuto un gran successo commerciale (credo per le tasche della sorella!). Tutti possono comprarlo (pure Zucchero) e fargli dire quello che pare e piace. Tipo mobile Ikea, si accorda con tutto, basta saperlo montare! Ma così non si perde forse la profondità ed unicità stessa del pensiero? Ditemi voi;
  8. gioco facile anche quello di parlare da messia. E' certo divertente distruggere, come mio fratello minore G. che spacca tutto quando gioca, ma la maturità postula una capacità di costruire e sostituire un modello che non ci va con uno che ci piace di più (tipo le vecchie gonne di una volta con la mini). E non credo si abbia bisogno di un filosofo che tutto sommato ci invita, se ho bene inteso, ad una sorta di immaturità perenne, e, passate a me l'aforisma questa volta, "distruggere un vestito che non ci piace per andare in giro nudi". Servono vestiti nuovi, ed abiti mentali nuovi, semmai;
  9. la scrittura febbrile diventa paradossalmente una maschera per il proprio... dilettantismo. Dilettante è colui che si diletta, non il principiante come riportano certi dizionari dei sinonimi. L'autore si è dilettato a scrivere, secondo me, tanto più che quest'opera sembra più una presa in giro dei finti filosofi che vera filosofia. Ma prendere in giro i propri lettori non è una cosa troppo commendevole, è - lui si - da fake!;
  10. la stessa idea del Superuomo mi inquieta, in realtà maschera una concezione aristocratica e quasi certamente antidemocratica, antiumanistica, del sapere e della vita. Per essere davvero un Superuomo devi essere un individuo, anche in buona fede, che ne sa più degli altri, che sente più degli altri, che intuisce il tutto più degli altri, ma è chiaro che un obiettivo del genere non è predicabile nelle grandi società di massa come la nostra. Una teoria del genere andrebbe bene per la Grecia antica, in cui gli aristoi vivono sul lavoro degli schiavi, ma non in una società di individui medi che chiedono il rispetto di diritti sociali ed hanno bisogno di risposte più immediate e concrete da parte del prossimo e della collettività. Insomma, meno Superuomini e più uomini medi, forse le cose girerebbero meglio.

Il voto.

  Anche qui mi astengo, come davanti a Manzoni. Sarebbe un pallino ma non lo metto per non essere criticata in quanto presuntuosa. Ovviamente qui, più di altre volte, gradirei dei pareri motivati e delle confutazioni dei lettori, più che delle critiche alla mia persona ed alla mia presunta "falsità".

In ogni caso, al posto di questo libro:

?       se vi piace la filosofia semplice e per aforismi, ma non furba, consiglio Ermanno Bencivenga, "La filosofia in quarantadue favole", oppure Esopo di cui ho tradotto recentemente in classe la favola dello scorpione e della rana;

?       se non vi piace la filosofia, ma la scrittura febbrile e basta, J. Kerouac, "Sulla strada", che mi dicono simpatico, o anche H.S. Thompson "Paura e disgusto a Las Vegas", parimenti simpatico.

Detto ciò, povera mia cugina! Questo B. mi lascia perplessa.

 

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Di  Silvaplana

 "La tua lingua, il tuo tedesco è il più bello che sia mai stato scritto: la parola ha un timbro inusitato, la chiarezza della forma è presente, così levigata e precisa, e la musica delle parole incanta i sensi."

 "Sei la prova vivente della disuguaglianza degli uomini, tu esemplare raro d’uomo, che cresci in luoghi nascosti, simile al mirtillo ovunque non cresca nient’altro di buono."