L'impresa della descrizione di questa opera epica continua con il secondo ed ultimo episodio, la cui trama, tra realtà e fantasia, si incentra sulla vendetta di Crimilde e la fine dei Burgundi per mano degli Unni.
Kriemhilds Rache - Crimilde giura vendetta sulla lapide di Sigfrido e avvolta in un funereo mantello si reca alla corte dell'orrido Attila per concederglisi come sposa. Intanto Hagen fa scomparire il tesoro dei Nibelunghi gettandolo in una fossa ma viene visto da un paggio che notizierà Crimilde dell'accaduto. Crimilde accetta il matrimonio con Attila per il solo scopo di vendicarsi sulla famiglia e invita re Gunther e Hagen al battesimo del figlio avuto dal re degli Unni. Al loro arrivo i Burgundi, ingannati con un banchetto, vengono accerchiati e attaccati a più riprese dagli Unni, dove ne conseguirà una tragica carneficina. Crimilde chiederà spiegazioni ad Hagen sul tesoro dei Nibelunghi e durante una accesa discussione, questi, con un fendente, le uccide il figlio. Ne conseguirà una lunga battaglia dove verranno eliminati tutti i Burgundi, gran parte incendiati dagli strali infuocati degli Unni. Alla fine Crimilde riuscirà ad uccidere Hagen e nel dolore lacerante per aver perduto tutto, a vendetta avvenuta, sceglie il gesto estremo del suicidio.
Nel secondo capitolo dell'opera, Lang, cambia quasi completamente tecnica. Si scioglie nelle inquadrature, alimentando la percezione degli spazi e delle profondità, animandole in tutta la loro completezza. In compenso, si raffredda però nei movimenti, che appaiono, in alcuni punti meno spontanei, meccanici, forse quasi pervasi da una freddezza emanata inconsciamente dal dolore di Crimilde, fulcro emozionale del film. Gli elementi secondari stavolta ottengono la stessa importanza di quelli in primo piano, anche grazie al decentramento di questi ultimi, che permettono di lasciare spazio e vitalità agli antagonisti mediante inquadrature ricavate da prospettive diverse da quelle frontali, prevalentemente utilizzate nel primo capitolo. All'uopo veggasi Crimilde accanto la fiaccola, la stessa accanto il tronco sulla neve, l'orda di barbari che squarciano lo scenario innocente dei bambini impegnati in un girotondo attorno un fuscello, l'arrivo di Crimilde alla corte di Attila sotto lo sguardo esterrefatto degli Unni e la culla (gabbia) del piccolo sotto il controllo visivo della madre.
Paradossalmente, laddove i volti dovevano apparire marcati, si ammorbidiscono. I tratti risultano meno rigidi, specialmente lungo il volto addolorato di Crimilde, dove straordinario è il contrasto tra la delicatezza del viso e la pesantezza del mantello che lo avvolge coadiuvato da una corona tagliente che comunque non minimizza la potenzialità delle espressioni facciali. Lang si sofferma più sul lato emozionale, dove, ripeto, tutto è incentrato sullo stato d'animo di Crimilde, necessariamente esacerbato. Commovente anche la scena della gioia di Attila di fronte alla nascita del figlio, dove la sua squadrata rozzezza, esteriore e materiale, si scioglie, in men che non si dica, alla vista del piccolo. Anche i barbari hanno un cuore.
Ancor più toccante è la glaciale incredulità dello stesso alla scoperta della morte del bambino. Nella scena dove tiene tra le braccia il cadavere del piccolo, una smorfia di dolore disegnata sul viso e la concomitante, totale inesistenza di altre emozioni, lo fa sprofondare sul trono alla ricerca di un motivo di capacitazione. Si riesce a leggere la tragicità che può colpire un uomo, sebbene selvaggio, nel perdere, forse, l'unico motivo d'orgoglio.
Sperando di aver fatto cosa gradita, come evidenziato nel primo capitolo, non posso fare altro che confermare il titolo di "colossale sotto tutti i punti di vista", per giudicare questo secondo episodio, globalmente perfetto.
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