"Era ormai un anno che Lisa se ne era andata, e io navigavo di nuovo in un mare scuro. Altre volte ne ero uscito, ma questa volta non avevo più stelle nell'anima."
La voce di Jimi ci introduce nel viaggio futuristico (neanche tanto) che Gabriele Salvatores ha tracciato nell'ormai lontanto 1997. In Italia non era ancora tempo di "Scusami ma ti devo sposare" e di salotti borghesi di Ozpetekiana memoria, non ancora. Ci troviamo nell'agglomerato urbano di una qualsiasi città globaliazzata e multietnica, tanto da avere quartieri Arabi, Giapponesi, Russi e Italiani. Nevica, spesso.
Solo (Diego Abatantuono) si sveglia in una topaia. Trova in tasca un numero di telefono. Lo compone, gli risponde una certa Maria, che lui dice di aver già visto. Un tizio con i capelli viola gli appare alle spalle e lo fredda con un colpo di una futuristica pistola.
Solo, dopo essersi risvegliato una seconda volta nello stesso posto capisce di trovarsi in un videogioco. E' Jimi che ha creato quell'universo virtuale. Lo stesso Jimi alla ricerca della fidanzata Lisa. Lo stesso Jimi che vaga nell'agglomerato con un angelo cieco di nome Joystick (un fantastico Sergio Rubini). Sarà lui a doverlo cancellare. Sarà lui a dover cancellare il gioco. Nirvana.
Di Ricerca del Nirvana stiamo parlando. Dell'essenza della pace spirituale. Un viaggio allucinante tratteggiato con maestria da un Gabriele Salvatores mai così ispirato, voglioso di sperimentare strade nuove. E' il viaggio verso la consapevolezza, intervallato da tappe memorabili, come la "John Barleycorn Must Die" dei Traffic, o come il finale estremamente enigmatico ma significativo.
Fantascienza resa alla perfezione. Questi computer ormai ovunque. Il bollettino delle sostanze stupefacenti dei prossimi due giorni ("Bluecoc c'è...Dio se c'è...però dovete stare attenti perchè è buona ma scende di colpo, se state scopando pazienza, ma se state guidando una moto...son cazzi!"), lo psicologo della Okosama Star collegato con una psicopatica Thailandese. Trovate geniali.
E' la voglia di sperimentare e di sorprendere.
Un film bellissimo, finito troppo presto nel dimenticatoio, sempre sottovalutato. Una perla nelle infinite castronerie del cinema odierno nostrano. Contenuto artistico naturalmente non ricambiato dalla critica Italiana. Ce ne fossero almeno uno all'anno di film così.
"Lo vedi questo?? Questo Qua è l'elegantone! Ascolta, io l'altra volta ti ho ammazzato per sbaglio... se questa volta ti lascio andare, cambia qualcosa in questo cazzo di schema si o no?"
"Minchia se cambia!"
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