So di avere già parlato di Garbo in un’ altra recensione, ma lo rifaccio volentieri perché è uno degli artisti italiani che più mi piacciono, ed è uno dei pochi che, nelle sue apparizioni a quel miserrimo baraccone che si chiama Festival di Sanremo, non si è minimamente sputtanato.
Ovviamente Garbo, un artista così all’avanguardia, non poteva essere apprezzato granchè da quella platea di snobbettini e di nazionalpopolari e così finiva sempre fra gli ultimi posti, ma non importa. Quello che conta è che, per un po’ di tempo, una buona parte di fruitori di buona musica fosse accorta di questo bravissimo artista milanese che ha reso in italiano quel suono un po’ dark e un po’ new wave che tanto andava in Inghilterra all’ inizio degli ’80. Siccome la EMI ha recentemente ristampato i suoi primi tre album con aggiunta di bonus tracks, mi preme segnalare anche questo album, che è un po’ un bigino del Garbo primo periodo, quello che poi ha riscosso maggiori entusiasmi, dal 1980 al 1984. Infatti sono presenti pezzi (alcuni in versioni differenti) dai primi due album, “A Berlino va bene” e “Scortati” , tra cui “Generazione” (a mio giudizio una delle canzoni italiane più belle di sempre), “A Berlino va bene”, “Radioclima”, “ Quanti anni hai?” (emozionante, presente sia nella versione originale del singolo con Antonella Ruggiero dei Matia Bazar, che in una assai più riflessiva versione dark), e soprattutto “Vorrei regnare”, un gran pezzo che viene assai rispettato anche da chi magari lo ha scoperto solo ora. Poi, per la prima volta su CD, c’è il bellissimo pezzo con cui si è presentato al suddetto Festival nel 1985, cioè “Cose veloci” (“E passerà, fà che sia così, il tempo non ferma mai la tua età, solo un po’ di più sbiadisce i colori…”). C’ è anche quello che era il lato B del singolo, anche questo mai apparso su CD, cioè “Stagione vuota”. Anche “Generazione” è presente anche con una versione molto più dark di quella conosciuta, in origine presente solo sulla prima tiratura in vinile dell’ album "Scortati".
Ancora adesso ascoltare questo disco mi riporta a quegli anni, anche perché ascoltare Garbo a quei tempi significava, oltre che emozionarsi, anche purificarsi da tutto quel pattume di origine duraniano che girava allora. Davvero Garbo è un personaggio che merita tuttora ammirazione, rispetto e la riscoperta di cui è protagonista ora.
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