Non sempre le collaborazioni tra mostri sacri del panorama rock si rivelano felici; basti pensare al recente, sbiadito tentativo di Trey Anastasio (chitarra dei Phish), Les Claypool (basso e voce dei Primus) e Stewart Copeland (batterista dei Police) di frullare i rispettivi background musicali nel progetto Oysterhead, sancito dal finora unico disco “The Grand Pecking Order” (2001). Spesso la sterilità di queste unioni di lusso, di questi supergruppi, è da ricollegarsi alla mancanza di un progetto reale e coerente e alla propensione al virtuosismo a discapito dell’alchimia tra gli elementi; altresì non mancano, nel libro del rock, le pagine memorabili scritte da celebrati talenti in temporanea unione (gli Emerson, Lake & Palmer e Crosby, Stills, Nash & Young tanto per citare due realtà dell’era d’oro).
Nell’ottica della doverosa premessa, “Drop” del duo inglese composto da Gavin Harrison e 05ric rappresenta sia l’eccezione che la regola. L’uno, drummer solido e poliedrico, collaboratore in Italia di Baglioni e Battiato nonché turnista di Ramazzotti, è entrato definitivamente nell’olimpo dei grandi delle bacchette con i tre dischi registrati assieme ai Porcupine Tree di Steve Wilson. L’ultimo, “Fear Of A Blank Planet” (2007), gli è valso il titolo di miglior batterista progressive dell’anno conferitogli dalla rivista Modern Drummer.
L’altro, imprevedibile alfiere nell’uso dell’Extended Range Bass, prototipo di basso a sette corde prodotto dalla Crimson Guitar, è un jazzista con la spiccata propensione a sperimentare, dotato anche di ottime doti canore.
La storia del loro incontro non è incorniciata da un polveroso jazz club; in onore ai tempi i due si confrontano su MySpace e danno il là al progetto. Il risultato sfugge quasi sempre l’asettico saggio di bravura e tenta, pur con qualche caduta nella noia del “non funzionale”, di innalzarsi a prodotto sentito e personalissimo, con un ricercato e costante studio ritmico e le liriche di 05ric a fare da legante e colorante delle 9 tracks del disco. I registri coperti dalle sette corde del basso offrono varianti continue sotto tutti gli aspetti, non ultimo quello che riguarda l'atmosfera generale del pezzo, mentre Harrison contribuisce ad arricchire il tutto con licenze in tap guitar. I difficili incastri delle melodie vocali (“Unsettled”), crimsoniani nella cadenza e nel loro “intellettualismo”, e un groove falsamente minimale acceso da preziosismi sempre indiscutibilmente di classe (“Centered” e “Where Are You Going?”), rendono questo “Drop” un sincero esercizio di jazz-prog che ha inoltre, dalla sua, una matrice sonora profondamente al passo coi tempi.
Collaborazione obbligata a cinque stelle quella di Robert Fripp alle chitarre, per gli altri contributi si leggono Dave Stewart (Hatfield, Eurythmics) alle tastiere e Gary Sanctuary al pianoforte. Artwork di copertina di Chloe Alper dei Pure Reason Revolution, tanto per fare tutto in famiglia (quella di chi crede ancora nel progressive rock)…
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