Dopo una preoccupante stasi creativa che trova il suo culmine nei debolissimi "Dark Horse" e "Extra Texture", Harrison decide nel 1976 di fondare una sua etichetta, infatti è giunto al termine il contratto che lega i quattro Beatles alla Emi e questo agevola di molto la cosa.

Il primo lavoro pubblicato per la "Dark Horse" è proprio "33&1\3", che fin dal titolo suscità qualche curiosità (non è nient'altro che l'età di George al momento dell'uscita del disco), e restituisce un Harrison un po' più ispirato, che si impegna maggiormente nella stesura dei pezzi e che soprattutto non è più afono.
Fin dalle battute iniziali di "Woman Don't Cry For Me", brano risalente al 1969, si apprezza subito la nuova vena, un buon brano guidato da un basso e un canto ben riuscito. La successiva "Dear One" è il solito brano mistico di Harrison, organo e chitarra acustica, tutto sommato sopportabile e discreto, con "Beatiful Girl" si ha l'impressione che George abbia finalmente composto una bella canzone leggera, come lo era "Give Me Love", anche questa risalente al 1969 non presenta eccessi nella musica, guidata dal bellissimo organo di Preston si sviluppa con un bel andamento progressivo che sfocia poi nel gradevole ritornello.

Sui problemi causati a George dalle accuse di plagio per "My Sweet Lord" Harrison ci scrive un Hit , "This Song", brano veloce, carino con un bel intevento di sax in cui si nota il verso, "Questa canzone non nè nera nè bianca, e per quanto ne so, non viola il copyright di nessuno", che sottolinea la tipica ironia dell'ex-beatle . Il resto dell'album prosegue sulle stesse linee, alternanza di pezzi veloci, "Cracker Box Palace" a brani più riflessivi, come "Learning How To Love You", o la solita vena religiosa indiana, "See Yourself" fino a una cover di Cole Porter, "True Love" da "Altà Società" del 1956 .

Disco consigliato, non è ai livelli dei primi due lavori, ma è godibile, così come il successivo "George Harrison" del 1979, per il resto non c'è molto altro, tolto "Cloud 9" e l'ultimo postumo .

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