Il giorno in cui nascerà una band capace di passare - nell'arco di cinque anni - da canzoni sul genere di "Please Please me" e "She Loves you" (entrambe del 1963) ad un Lp dalle sonorità di "Electronic Sound" del '69 vorra dire che sono nati i nuovi Beatles... ovvero la migliore rock band del secolo.
L'Lp in questione è il secondo disco solista di George Harrison (all'epoca aveva solo 26 anni) che ancora non era diventato un ex-beatle. E' risaputo che sin dal 1965 i Beatles abbiano inziato ad espandere le loro vedute per mezzo di acidi, mantra, guru indiani, speedball e viaggi in India e che la loro musica si andava impregnando di "hare krsna" e "love", di sitar e nastri al contrario, di stupefacenti orchestrazioni antiortodosse e di fluttuanti melodie condite da testi surreali.... ma il disco che vi presento oggi è tutt'altra cosa.
Harrison, il beatle tranquillo folgorato dall'India e dalle sonorità del sitar, ci regala due magiche composizioni elettroniche realizzate con l'ausilio dell'allora nascente tecnologia musicale fatta di mellotron, sinth e altre diavolerie elettroniche. Ispirato da quanto aveva fatto Lennon con il suo famigerato "Two Virgins" George Harrison ci diletta con suoni che sembrano provenire da altri mondi, da galassie lontane e da spazi interplanetari desolati. Il risultato è interessante, anche se al di sotto della Revolution 9 di Lennon sul "White Album", e diviene ben presto un cult di quel genere avanguardistico. Alla faccia di chi ritiene che i Beatles siano i tizi che hanno scritto "Yesterday" e roba su quel genere.
Da ascoltare in cuffie, guardando le immagini di "2001: Odissea nello spazio".
Tracce
- Under the Mersey wall - 18:39
- No time or space - 25:07
Carico i commenti... con calma