Oltre alle pubblicazioni sui propri album George Harrison vanta anche una discreta attività come produttore e songwriter per altri artisti. Già il duo Lennon-McCartney ai tempi dei Beatles aveva dato in dono molte canzoni a cantanti emergenti, si pensi a "Goodbye" scritta da Paul per Mary Hopkins nel '68. Con la nascita della Apple i quattro poi si dedicarono alla ricerca di nuovi talenti, Harrison scoprì i Badfinger e la Apple produsse l'esordio di James Taylor. Con la fine dei Beatles in realtà questa attività di talent scout per conto della propria etichetta venne meno ma George continuò a scrivere canzoni per altri, soprattutto per il caro amico Ringo sempre bisognoso di qualche chicca degli amici. Il brano "I Still Love You" ha una genesi complessa ed è sintomo di una certa incertezza artistica vissuta dall'autore vero la metà degli anni '70.
Questa canzone doveva essere completata e inclusa in un disco di George inizialmente, ma poi la confusione innescata dalla nascita della "Dark Horse" deve averne condizionato la sorte. L'autore aveva pensato anche di darla a Shirley Bassey ma non riuscì mai realmente a completarla tanto che più volte ci tornò sopra lasciando poi perdere. Nel '76 però Ringo Starr si ritira a Los Angeles per mettere in cantiere il nuovo Lp, solito richiamo di grandi artisti per delle sessions che paiono più un'eterna festa che un reale progetto di lavoro, tutto ovviamente nel pieno rispetto dello spirito di Ringo. Il batterista chiede un brano a Harrison che non ha altro se non "I Still Love You", la canzone viene completata definitivamente per essere registrata dalla band di Ringo per il suo "Ringo's Rotogravure".
Un errore di valutazione enorme, la canzone è bellissima. Una linea melodica che unisce sia l'atmosfera magica di "Something" con quella più riflessiva di "Be Here Now". Un intro di chitarra elettrica magnifico, le note corrono fluide fino all'arrivo della voce di Ringo che canta "When every song is sung, when every bell is been rung...I still love you", una accelerata per la ripresa, molto potente e suggestiva. Il testo è semplice ma la musica nel suo evolversi drammatico sottolinea i passaggi in modo impeccabile.
Meritava di essere incisa da George, considerando il materiale debole di "Extra Texture" ('75), ne esiste una versione sua demo ma è poco indicativa, la versione finale cantata da Ringo è un'altra cosa.
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