Per Dhani Harrison valorizzare il patrimonio artistico e culturale lasciato dal padre è un impegno costante.

L'opera del beatle spirituale è preziosa e negli anni qualcuno se ne è un po'dimenticato, affidandosi ad una conoscenza sommaria del lascito di un uomo che ha vissuto la sua breve vita in bilico costante tra il mondo materiale e quello spirituale. Ecco che la Apple dei quattro di Liverpool immette sul mercato in vinile 180 g l'intera opera rimasterizzata di George Harrison per vecchi e nuovi adepti dei Beatles. Il percorso è completo, dall'esordio nel '68 con la colonna sonora di "Wonderwall Music" fino al postumo "Brainwashed" del 2002, ad un anno dalla morte. Harrison ha dato alla sua produzione musicale un' impronta estremamente personale, se "All Things Must Pass" è il triplo album di un talento cresciuto e ormai schiacciato da autori troppo grandi per chiunque, "Living in the Material World" ne segna la piena affermazione della coscienza spirituale. Il periodo '74-'75 è quello più difficile, il talento c'è sempre ma l'idustria discografica e una Apple prossima a chiudere i battenti portano George verso l'uso di alcol e cocaina che non giovano al discreto "Dark Horse", nonostante la pessima voce dovuta ad una laringite, e al "bacato" "Extra Texture" che piazza pur sempre il singolone "You" ma è il punto debole, per produzione e suono, dell'opera di Harrison. Il periodo dell'etichetta Dark Horse è nuovamente prolifico e pienamente ispirato almeno fino ai primi anni '80; la morte di John e le solite pressioni discografiche, che lo vogliono adeguato alla plastica dell'epoca ("Blood From a Clone"), producono in Harrison un rigetto verso il music business che si traduce nei debolucci "Somewhere in England" ('81) e "Gone Troppo" ('82). Il ritorno nel 1987 grazie a Jeff Lynne con "Cloud Nine" porta Harrison a piazzare il colpo da maestro, un disco fresco e omogeneo che non sarà ai livelli dei primi anni '70 ma basta e avanza per far piazza pulita di tanti gruppi "one hit wonder" detestati dal buon George che infestano le classifiche del periodo. E' il periodo magico, fonda i Travelling Wilburys con Dylan, Petty, Lynne e Orbison, concede la sua chitarra a Belinda Carlisle per "Runaway Horses" per poi tornare ad un buon ritiro nella sua Friar Park dopo il "Live in Japan" del '92.

Questo è stato George Harrison, la terza freccia di un arco magico che ha saputo andare avanti da solo con coerenza e ispirazione, il "mystical one" dalla chitarra dolcemente inconfondibile della musica rock.

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