Sgarbato, silenzioso, talvolta indifferente, con la sua imponente mole, la sua pipa e il suo soprabito lungo: Il commissario Maigret, nato dalla fantasia di Georges Simenon nel 1930, è entrato così nell'immaginario collettivo.
Interpretato a ruota da attori fenomenali (Jean Gabin, Gino Cervi, Bruno Cremer) Maigret ha delle caratteristiche fisiche, comportamentali, psicologiche, molto precise, come gran parte degli eroi di questo genere di romanzo (basta pensare a Poirot, Montalbano, Ellery Queen, Holmes e tanti altri)
Cosa consigliare per qualcuno che vuole innamorarsi di questo personaggio? Risposta: Maigret e i testimoni recalcitranti.
Ambientato in una suggestiva stagione invernale piovosa, in una vecchia casa misteriosa fuori Parigi dove è stato commesso un omicidio, dai tratti molto semplici (caratteristica importante di Simenon, che lo differenzia per esempio dalla Christie, perfetta maestra del "delitto in camera chiusa" o comunque del delitto raffinato.) Un omicidio "per Maigret", una famiglia che ha visto e sentito tutto ma che non vuol parlare, anche a costo di rimetterci la pelle.
Tocca allora al nostro commissario scavare nel passato dei singoli componenti della famiglia, scoprire i loro segreti, i loro desideri nascosti, i loro sentimenti poco riconoscibili ad occhio nudo.
Ma Maigret è un "poliziotto-psicologo", e tutto il romanzo si sviluppa secondo una ricerca forsennata della psicologia dei personaggi. Con pochi indizi poi, e la certezza di aver appreso appieno il "dramma umano" in cui l'intera famiglia è coinvolta, basta solo unire i vari pezzetti del puzzle e il quadro è completo.
Un omicidio semplice, una soluzione quasi scontata ma mai banale, un turbinio di psicologia romanzesca e un bel pò di "schermaglie" come le chiamo io, tra il nostro Maigret e i testimoni che non vogliono parlare, davvero notevoli.
La scrittura di Simenon è fluida, scorrevole e a metà romanzo sembra quasi di sentire gli odori di quella casa, la voce della Signora Maigret, la pioggia parigina che scende, di esserci abituati in quell'ambiente, di essere definitivamente entrati nella storia, di essere parte del dramma.
Un romanzo questo che ci fa capire perfettamente il "non metodo" di Maigret: il commissario comincia l'inchiesta a tentoni, non sa dove andare, cosa fare, non rimurgina sugli indizi ma li immagazzina bene nella sua mente, fa domade di ogni genere. Maigret è stanco (sta per andare in pensione) è sopraffatto dalla nuova generazione di giudici istruttori che pensano che l'azione dell'inchiesta appartenga a loro (l'interrogatorio definitivo infatti si terrà nello studio del giudice e non in quello di Maigret, come Simenon ci ha abituati)
Se questo romanzo vi piacerà, vi consiglio di approfondire ancora Simenon: sono sicuro che troverete belle sorprese da questo immortale scrittore.
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