Immagina di passare in rassegna tutta la tua vita, per breve o lunga che sia, e di cercare tutti quegli anfratti, quelle pieghe tra cui si è insinuato il sottile, micidiale dubbio che la realtà sia qualcosa di intimamente maligno e avverso alla tua esistenza.
L'angoscia ti avviluppa gli intestini. L'angoscia è qualcosa di intimo, di profondo e di ineluttabile, l'angoscia è la sensazione che si prova al confronto con la realtà, quando le illusioni cadono. E' quando capisci che tutte le menzogne che hai raccontato a te stesso per sentirti meglio, per tirare avanti, per non badare al dolore di un momento, non sono che la scopa che nasconde la polvere sotto il tappeto. Hai toccato uno di quei punti-limite che raramente, raramente, molto raramente sei riuscito anche solo ad intravedere. Magari nei momenti di forte difficoltà, o magari solo una sera osservando la luna dalla finestra della tua stanza, riflettendo nell'ora tarda, quando ogni ipocrisia cade e la mente si consegna nuda alla resa dei conti con la coscienza.
Che infinita tristezza si cela dietro ogni rapporto umano. Non ti senti in colpa nei confronti dei tuoi genitori? Sinceramente, non hai mai sentito un senso di incredibile, DISPERATA commozione nei confronti di chi ti ha dato tutto, continua a darti tutto? Non è forse la cosa più disperatamente triste che esista?
La vita è molto fragile. Accendi la televisione e senti di un ragazzo che è morto, investito da un'auto, e pensi "oddio oddio potevo essere io. Mi sto per laureare, ho grandi progetti per la mia vita, sono follemente innamorato di Giulia e le scrivo poesie d'amore di nascosto, non gliele ho mai fatte leggere, ho sublimato su carta il mio sentimento per lei e voglio che si concretizzi in una relazione, voglio dei figli, e muoio a caso investito da un ubriaco. E' tutto. I miei sogni muoiono con me". La vita non è forse molto fragile?
Quante volte hai scacciato questi pensieri? Quante volte, quando qualcuno ne accennava, l'hai zittito con fare scherzoso tirando in ballo la "figa", di cui "è molto meglio parlare"? Come biasimarti, non sono questi discorsi che si adattano alla conversazione tra persone, la conversazione si fa per stare allegri, se si comincia a parlare degli aspetti più crudi della vita è la fine; eppure, dentro di te, t'immedesimavi con chi hai zittito, perchè sul filo sottile, sul ghiaccio incrinato di quei pensieri guasti eppure così lucidi ci sei passato anche tu più e più volte...
Oppure quando ti hanno spiegato il pessimismo cosmico di Leopardi - tutti ci sono passati - al liceo o più tardi, in un'aula universitaria troppo affollata per contenere tutti e tu sei una matricola con un sacco di aspettative dal corso di Letteratura Italiana Avanzata, anche allora davi ragione al Poeta, sapevi che lui diceva la verità, che guardava le cose con un occhio non più intelligente del tuo, ma seplicemente: più sincero. Eppure, rifuggivi, evitavi, ignoravi, deridevi. Quella sua sincerità - quella sua ONESTA' - ha sempre fatto la differenza tra la tua vita, mediamente felice, e il torbido, asettico caos che percepivi muoversi al di sotto di essa.
Ora stai aprendo una finestra e, guardando verso l'orizzonte, provi come una certa pace: i pensieri cattivi se ne vanno, l'armonia del paesaggio ti consola
è solo apparenza! è solo apparenza!
è come se ti perdessi in quella linea lontana che trascolora nel cielo, rosso là in fondo e via via più scuro, fino al nero cupo della notte, macchiato quà e là da quello sputo di stelle che sono visibili attraverso la cappa che sovrasta Milano.
Ah, le stelle. Sono sempre state uno spettacolo, sin da quando eri bambino e nei sogni volavi, sognavi di volare e qualche volta, fra i tuoi pensieri più idioti e infantili, riaffiora quel desiderio di volare e ti basta guardare su, verso la cintura di Orione o quella specie di w o m che è Cassiopea e già ti senti trascinato verso l'alto in maniera violenta e dall'alto, oltre le nubi, in un istante di vertigine assoluta, vedi quanto piccolo è il nostro mondo a confronto con lo sterminato, morto, indifferente universo. Poi la mente cede, e torni con i piedi al suolo, questo suolo fatto di materia. Al mondo c'è poco altro.
"Papà, quando finisce una giornata?"
"Quando puoi ritenerti soddisfatto di essa"
Sto vivendo un giorno cominciato anni fa.
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