A volte non ti rendi conto che il masochismo può essere involontario, o forse pensi che, come fu per "Amici miei" di Monicelli, tutti e tre i films saranno sicuramente da vedere.

Sicuramente, se pensi questo, non ti rendi conto che Veronesi non ha nulla a che vedere con Monicelli, nè con la commedia all'italiana che quest'ultimo ci aveva "abituato" a vedere.

La struttura del film è quella già utilizzata: tre episodi, più o meno legati fra loro, anche se con storie che camminano con le "proprie gambe". Qui ci troviamo con tre momenti diversi, tre stagioni sentimentali (ti verrebbe da dire: per fortuna non c'è la quarta), scandite dalle età e quindi da diverse generazioni: Giovinezza, Maturità, Oltre.

Il primo episodio, Scamarcio innamorato, è forse il peggiore: storia improbabile, trentenni dell'epopea Moccia, con finale un tantino "diabetico".

Nel secondo, Verdone conduttore televisivo, viene invischiato in una storia che ricorda pallidamente "Attrazione Fatale"; decisamente più casereccia e meno avvincente, la nostra storia ha un pregio: in qualche battuta e situazione, il labbro si distende e scopre, timidamente, qualche dentale.

Terzo ed ultimo episodio, De Niro trapiantato di cuore, riscopre la palpitazione d'amore grazie all'avvenente Monica Bellucci, quarantenne "sfortunata", ma disgraziatamente sempre uguale a se stessa: recitazione zero, soporifera come una benzodiazepina, comunque tanta da vedere. De Niro recita, anche in italiano, ma è decisamente sacrificato alla necessità di "fare cassetta".

Forse ho esagerato nella stroncatura? Non saprei, ma di certo il tentativo di riportare il film su un gradino più alto con la seconda storia, inciampa definitivamente sullo sgambetto recitativo teso dalla Belluci nella terza.

Amici miei Atto I-II-III era proprio un'altra cosa.

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