Misoginia allo stato puro.

Queste parole potrebbero descrivere al meglio il disco in questione ma non mi soffermerò a così poco bensì scaverò più fondo e più nello specifico.

Corre l’anno 2000, e i vari Limp Bizkit, Korn, Incubus hanno un enorme successo con il loro new-metal. La Roadrunner per tutta risposta decide di mettere sotto contratto un gruppo decisamente fuori dal coro (la maggior parte del loro roster in quegli anni era perlopiù metal…) dal nome alquanto stravagante ovvero Glassjaw.

La band è giovanissima e vede alla voce un ragazzotto occhialuto, magrolino e dall’aria sfigata. Daryl Palumbo col suo gruppo incide un disco dalle forte tinte emozionali ma di matrice post-hardcore.
Lo intitola come meglio non potrebbe essere intitolato un cd come questo “Everything you ever wanted to know about the silence”. Schizofrenia e melodia a braccetto nello stesso disco e più spesso nella stessa canzone.

Non c’è una canzone e dico una in cui Palumbo (che poi negli anni a seguire sarà considerato uno dei migliori singer) non “aggredisce” le donne, le ragazze e le storie con esse avute. I testi probabilmente sono la cosa migliore dell’album. In realtà bisognerebbe andarli a leggere perché in numerose volte non si capisce granchè. Le musiche comunque sono davvero grandiose così come appunto il cantato.

Siberian Kiss” primo singolo, è uno dei pezzi forti del disco in cui il buon Daryl nel ritornello dice “ti tengo gelosamente dentro me, in una foto a forma di bacio, un bacio a forma di proiettile”. Subito dopo un’altra canzone che ha fatto la storia dei Glassjaw e viene tutt’ora riproposta ai live vale a dire “When One Eight Become Two Zeros” in cui Palumbo si lascia andare ad un’affilatissima frase “tu non sei un’altra donna, sei un altro, un altro passatempo per un ragazzo come me”. Seguono il punk di “Ry Ry’s Song” e un’altra canzone storica ossia “Lovebites and Razorlines” in cui il nostro eroe dice costantemente nella canzone “vuoi fottermi adesso? tu fottuta prostituta”. Tra le altre canzoni da segnalare sicuramente ci sono la lenta “Her Middle Name Was Boom” e “Piano”.

Mentre meritano qualche parola in più le ultime due tracce. Vale a dire la title-track, stupenda cavalcata di 5 minuti e 37 in cui si alternano parti sussurrate a urla disumane. Questa probabilmente è la traccia che più trascrive in musica ciò che sono i Glassjaw ed il testo come sempre è di una bellezza unica. Traccia di chiusura nonché altra perla del disco è “Motel of the White Locust”, bellissima anche questa dove Daryl dice “chi potrebbe mai,chi cazzo potrebbe mai prendere il mio posto?”.

Occhio infine alla ghost-track dal titolo “Losten”, struggente pezzo suonato interamente al pianoforte in cui Palumbo sembra voler far pace con i suoi demoni, ma proprio quando sembra che sia così egli si lascia andare all’ultimo verso in cui dice "Adesso so di volerti, so che stai ascoltando, questa è la mia occasione per dirti tutto, la mia unica possibilità di dirti "Ti Amo" ma ho aspettato troppo a lungo, le registrazioni sono finite".

Due anni dopo e con lo stesso produttore (Ross Robinson) ma con una casa discografica differente (dalla Roadrunner alla Warner) i Glassjaw pubblicheranno “Worship And Tribute”. Causa la malattia di cui Palumbo è da sempre afflitto, ossia il raro morbo di Crohon il gruppo si fermerà alimentando malelingue che sostenevano che i Glassjaw si erano sciolti. Così non è stato e tra innumerevoli progetti paralleli dei componenti (tra l’altro Daryl si diletta anche a fare il dj…) un nuovo disco ufficiale della band potrebbe uscire verso la metà del 2008.

Noi aspetteremo impazienti con la speranza di poter ascoltare un ennesimo capolavoro delle mascelle di vetro.

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