Non ricordo assolutamente come questo cd sia finito nella mia lista di cose da ascoltare. Forse una delle tante liste 'best post rock albums' oppure in uno dei tanti vecchi forum dimenticati che ogni tot mi prendo la briga di sfogliare.
So che questa copertina spoglia mi gira intorno da parecchio tempo, e non avevo la minima idea di cosa potermi aspettare.
All'atto pratico quindi ascoltare questo cd è un pò come entrare in un piccolo mondo downtempo, un ipnotico accompagnamento musicale a qualcosa che potrebbe essere un anime oppure un videogioco.

Ecco, l'idea del videogioco mi piace. Sembrano quei brani che stanno in sottofondo a dei livelli di un qualche gioco.
Chiaro, non siamo di fronte ai MIDI degli anni'90, ma a qualcosa di suonato e più propoenso a creare un atmosfera, che in questo caso è per lo più inquieta ed angosciante (complici le armonie minori e dissonanti).
Non è difficile immaginarsi un'atmosfera lugubre ad esempio negli archi della traccia di apertura Friend Sleeping. Oppure un viaggio in 5/4 tra le nuove nella lunga Stepping Aside, o ancora Ice Cream Van in cui armonia e melodia sembrano viaggiare su binari separati, creando un effetto straniante e misterioso.

Insomma, un disco fatto di piccoli affreschi strumentali non banali, e che - solo per le melodie - possono ricordare dei piccoli esercizi di musica classica, trapiantati in un contesto crepuscolare, creepy e a suo modo minimale.
Un po' come se i Rachle's di A French Galleasse dimenticassero a casa meta della band e si accompoagnassero con solo una batteria eletrronica ogni tanto. Ecco che tracce come Hennebert Sleeve prendono forma.
In questo caso si dovrebbe parlare al singolare, siccome Mark Tranmer è l'unico nome dietro al progetto Gnac, di cui questo album rappresenta il debutto nel 1999.

E a chiudere il disco la breve e dolcissima Fin, maliconica e commovente, quasi estranea al resto dell'album, come a voler riappacificare e placare tutta l'inquietudine accumulata durante l'ascolto.

Provare per credere.

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