C'è chi lo definisce er mejo disco disco dei Goblin, c' è chi lo definisce er mejo firme d'Argento…
Era il 1977 ed il virtuosismo di Dario Argento sublimava in opere che hanno lasciato il segno come Profondo Rosso ('75), Suspiria (appunto '77), Inferno ('80) ed il mondo veniva investito da un nuovo metodo di fare paura: trama quasi inesistente, effetti luce da epilessia e colonne sonore che dettavano le regole, che uccidevano e resuscitavano o venivano uccise; erano Dario Argento ed i Goblin: mai una collaborazione fu più azzeccata di questa, mai un film aveva fatto così paura, e soprattutto, mai era stata sentita una colonna sonora come questa (e quella di Profondo Rosso naturalmente).
La la la la la la la, la la la… un carillon che entra gradualmente nelle nostre orecchie, ci trasporta in una foresta stregata fuori da un' importantissima scuola di danza di cui non ricordo il nome: una ragazza corre tra i rami in preda al terrore… E' Suspiria, un pezzo che non lascia mai tregua, per riuscire a sopravvivergli bisogna solo scappare, correre senza mai fermarsi: qui i Goblin ci regalano una specie di "inno" come 2 anni prima lo fu il tema portante di Profondo Rosso, denso e angosciante, terribilmente crudo, con quell'odore di carne viva, che non vorrei mai sentire.
Witch, potrebbe ricordare un poco gli Yes di "Tales From Topographic Oceans", per via dell' uso estenuante delle percussioni, ma qui l'intento è tutt' altro che tranquillizzante: la sensazione di angoscia aumenta irrimediabilmente… e ci trasporta a Opening to the Sighs e Sighs, la prima una brevissima introduzione atmosferica, la seconda un Sabba vero e proprio, con strumenti a corda di ogni tipo: il tema acquista quasi un sapore orientale e verso metà qualcuno dei Goblin si lascia andare a versi sovrumani, e rumori che potrebbero ricordare dei rutti prolungati all'infinito; qualcuno tenta di sussurrare qualcosa sotto voce, le adepte girano attorno con un fare un po' goffo, ma tutto ad un certo punto svanisce.
Arriva Markos, tema apparentemente più rassicurante, in realtà una matassa di suoni, synth, percussioni, pentolini, campane, aggeggi vari e contrappunti a non finire: la composizione, priva di fulcro, scivola via in 4:07 minuti preparando il terreno per la foresta stregata… Black Forest, sembra quasi un pezzo scartato da Roller del '76, con sapiente uso di arpeggi chitarristici e le solite prodezze tastieristiche di atmosfera; da non sottovalutare la batteria di Agostino Marangolo ed il basso di Fabio Pignatelli, che sebbene non risaltino come la chitarra di Morante o le tastiere di Claudio Simonetti e Maurizio Guarini, fanno il loro sporco lavoro.
La ripresa del tema principale con uno stile più offuscato e stordito stendono la strada a Blind Concert, che dopo questa torbida introduzione prosegue su strade quasi funky ma sempre con la solita vena maligna, e farabutta che ben lega con il tema del film al quale queste tracce vanno a fare da colonna sonora. Il finale, vagamente stralunato del disco, spetta a Death Valzer, valzer canonico per solo pianoforte, che chiude in maniera troppo rassicurante, per essere realmente rassicurante: basta guardare il film per rendersene conto.
La versione in CD presenta tre Bonus-tracks, a dire il vero assolutamente inutili, in quanto versioni incise qualche anno dopo che centrano ben poco con le tracce presenti nel disco, quindi vi consiglio di procurarvi LP o la prima versione il CD di soli 34 minuti, ben più appetitosi e truculenti.
Con l' uscita di 'Suspiria', Argento diventa uno dei simboli dell'horror globale, ricevendo più consensi all'estero (in Giappone naturalmente) che in Italia (i soliti cafoni). L'ispirazione horror a tutto tondo ci regalo ancora un altro grandissimo capolavoro, 'Inferno', ma li Argento lasciò i Goblin nel cassetto per affidare la colonna sonora ad un'altro grandissimo, KEITH EMERSON, ma è un'altra gran bella storia…
Arivedes
Carico i commenti... con calma