Che il cinema, fin dai suoi esordi, abbia voluto avere le sue immagini accompagnate dalla musica é ben noto. Ma quando le immagini hanno cercato, al contrario, di seguire la musica?
Sinceramente non lo so. Certo mi viene subito alla mente "Fantasia", capolavoro Disneyano d'altri tempi, dove ancora la prostituzione delle immagini musicali del mostro globale MTV erano ancora inimmaginabili.
Quanti lavori poi abbiano raggiunto un equilibrio perfetto fra musica e immagine?
Sinceramente non lo so. Certo mi viene subito alla mente Koyaanisqatsi, dove diventa irrilevante sapere se le immagini sia state create per la musica o la musica per le immagini.
Certo che sarebbe molto meno piacevole vedere questo film senza la musica che ascoltare queste musiche senza le immagini, anche perché le musiche sono state composte niente meno che da Philip Glass.
E chi meglio di lui per commentare la frenesia della vita dell'uomo contemporaneo, tema centrale di questa composizione visiva. Fotogrammi spesso accelerati, per mostrarci come la nostra corsa verso le illusioni possa rubarci l'individualità. Noi come dei prodotti in serie, la nostra civiltá, come una grande catena di montaggio.
E poi panoramiche sul mondo, senza uomini, senza romanticismo, per ricordarci che la terra é molto piú antica di noi. E anche ritratti di gente, moviole di attimi di vita per far sentire che siamo ancora noi, individui unici, ognuno col suo universo interiore.
Koyaanisqatsi, ottantasette minuti senza parole, dialoghi, opinioni, congetture, idee. Una piccola pausa, un viaggio solitario, nell'uomo, nelle cittá, nei deserti, nello spazio.
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