Molti critici discografici hanno individuato in "The Way Of All Flesh" dei francesi Gojira l'album metal rivelazione del 2008. Beh, la sparata mi sembra un po' esagerata, anche perché, ad essere sinceri, i nostri sono stati pompati da un tam-tam mediatico notevole, che ha alzato un'enorme attesa ancor prima dell'uscita del disco. In effetti però l'album in questione merita tantissimi elogi e un plauso generale, non è la rivelazione sensazionale dell'anno ma ci va abbastanza vicino.

Con alle spalle tanta gavetta i nostri pubblicano questo lavoro speranzosi di poter finalmente fare "il botto" sul grande mercato, e ci riescono alla grande. Il loro operato miscela sapientemente un death metal molto tecnico che ben si associa a soventi sfuriate thrash e massicci (mi verrebbe da dire "godzilliani") rallentamenti sludge/doom. Dodici pezzi in tutto, non tutti meritevoli della medaglia d'oro ma comunque di alta qualità e pregevoli, che si lasciano ascoltare solo apparentemente in maniera leggera, ma che rivelano via via che passa il tempo strati sottostanti e ricami inizialmente nascosti che rendono desta l'attenzione dell'ascoltatore per lungo tempo, conferendo al disco durata e una certa complessità di fondo.

I pezzi che da soli valgono il prezzo del cd? L'iniziale "Oroborous" senza dubbio, una badilata nei denti ipnotica e intensa, pezzo imponente e costruito su di un riff avvolgente e su una voce che sta a metà tra il growl e lo scream effettato. La traccia mantiene il tiro costante per tutta la sua durata, alternando momenti più lenti ad altri più furiosi e rabbiosi, costituendo quindi un esempio perfetto della fusione di generi operata dal gruppo.

Nella successiva "Toxic Garbage Island" si tirano in ballo pure i Meshuggah più ispirati, diffondendo un'aura di disperata ritualità e drammaticità: anche questo tratto rimarrà pressoché costante in tutto l'album. Una volta riemersi dal pantano e dal magma che ci avvolgono nella lenta e sulfurea "Yama's Messengers" ecco che arrivano una serie di pezzi che, ne sono convinto, rimarranno nel cuore degli estimatori del disco come punta di diamante del suddetto lavoro.

"Adoration For None", interpretata dal cantante dei Lamb Of God, è un rabbioso, violento e strisciante attacco sonoro, un pezzo martellante spiraliforme e incessante come un assedio senza fine. Davvero incredibile il marasma che si crea in questo pezzo, così come incredibile è la potenza emotiva innalzata in certi momenti del pezzo.

"The Art Of Dying" è a mio avviso il pezzo più rilevante di tutto il disco. Quasi dieci minuti monumentali, perfetta sintesi del Gojira pensiero: tribale, snervante, assassina nel riffing, ossessiva nel drumming, angosciante e toccante nel cantato. Un vero e proprio gioiello, che riluce di luce propria in ogni secondo, in ogni nota, in ogni cambio di tempo, in ogni passaggio dal melodico al feroce. Dopo questa traccia, tutto il resto sembra quasi in discesa, ma la classe non si esaurisce. "Esoteric Surgery" conquista con la sua rabbia perfettamente orecchiabile, mentre spetta alla titletrack chiudere in maniera più che dignitosa il disco.

"The Way Of All Flesh" ha una caratteristica che è propria solo dei capolavori: sa conquistare ogni ascolto di più, scoprendosi di volta in volta diversa e mutevole secondo gli stati di animo con i quali si ascolta. Grande merito va dato ai ragazzi francesi, capaci di sintetizzare tante influenze per concepire un prodotto che non sarà magari innovativo, non cambierà la storia della musica, ma di certo vi incanterà come pochi dischi metal hanno saputo fare. Giusta quindi la nomea di uno tra i migliori lavori del metallo targato 2008.

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