Come promesso nella recensione di “Considered Dead”, ecco in arrivo anche quella del successivo capolavoro “The Erosion Of Sanity”, datato 1993. La svolta rispetto al disco precedente è chiara ed evidente: le sonorità si fanno più aspre e stridenti e gli elementi Death si affievoliscono per lasciare spazio alle contaminazioni. Luc Lemay, questo è di nuovo il nome da associare a questo disco; il cantante-chitarrista si consacra definitivamente non solo come un esecutore impeccabile ma anche come un autentico genio musicale. Tempi schizofrenici e imprevedibili che cambiano di continuo in un caleidoscopio di angoscia e delirio, potenziato dalle note stridenti delle chitarre e suggellato da linee di basso che fanno a pugni con i riff di chitarra. Il risultato è un disco assolutamente disarmonico, lontano anni luce dal Death dei primi anni ’90 e proiettato in uno sperimentalismo inaudito per l’epoca: i Cryptopsy han tentato qualcosa di simile nel 1998 con “Wishper Supremacy”, ma nel frattempo i Gorguts avevan già pubblicato “Obscura” spostando ancora la linea dell’estremismo sonoro e condannando i loro connazionali al secondo posto per inventiva (anche se al primo per perizia tecnica).

Otto le canzoni, rigorosamente veloci, una più tetra e ruvida dell’altra. Difficile scegliere un pezzo rappresentativo, forse “A Path Beyond Premonition” per le sue dissonanze e per la complicatezza della struttura e dei riff: da citare anche “Condemned To Obscurity” che, con la bella e inquietante intro di piano, lascia poi l’ascoltatore vittima del terrorismo sonoro dei canadesi, esprimendo al meglio il mood del disco. La tecnica è ottima ed eccelle per originalità e innovazione delle strutture del genere; il cantato è leggermente più basso che nel disco precedente, ma resta abbastanza pulito e dona al lavoro quel tocco di emotività che lo differenzia da altri infecondi lavori carichi di virtuosismi. Lemay ci delizia (o tortura) con tutta la sua rabbiosa disperazione e ci porta a fondo in una spirale di visioni musicate, ben espresse dai testi (che abbandonano definitivamente le morti truculente del debut), per lo più deliranti e irrazionali.

Pesante, sinistro ed aspro; sicuramente è un disco in cui far convergere tutta la nostra attenzione per scovare tutte le sue innumerevoli particolarità e per farci condurre nel mondo delle paure più spaventose. Chi cerca un sound innovativo, chi vuole un cd di Brutal Death (anche se la definizione inizia ad essere stretta) di altissima qualità, chi vuole il disco che ha vaticinato le contaminazioni del genere, o semplicemente chi è in cerca di emozioni forti, deve procurarsi questo album.

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