Il buon Damon Albarn non ce la fa proprio a starsene tranquillo, e ci viene in aiuto in questi tempi pandemici con una nuova raccolta da parte della cartoon band più famosa al mondo. Raccolta in quanto il progetto non era quello di un album vero e proprio, ma di una "serie" denominata Song Machine di cui questa dovrebbe essere la prima stagione. Si sa che il vecchio Damon stupisce sempre, ed eccoci con un album versione deluxe, ampliamento del progetto iniziale.

Ogni brano in scaletta presenta un ospite diverso e inedito, e come da tradizione Gorillaz il cast è ricco e variegato: ci sono Beck, Robert Smith dei Cure, Peter Hook con il suo basso, Elton John (!!!) e anche rapper come slowthai, Schoolboy Q e Octavian. Insomma, come di consueto un calderone di generi, artisti e invenzioni nuove, il tutto coordinato dalla vulcanica mente del frontman dei Blur.

Si inizia con la title-track, che a un sottofondo tipicamente Gorillaz sovrappone la voce tremolante e sghemba di Robert Smith: esperimento interessante, seguito dalla collaborazione con Beck in "The Valley of The Pagans" che tiene compagnia con un ritmo danzereccio e vagamente 80's. Nel proseguimento della scaletta, si nota una certa ripetitività: manca il singolone alla "Clint Eastwood" o "On Melancholy Hill", e l'ispirazione non è quella dei giorni migliori (che per il sottoscritto corrispondono a Demon Days e Plastic Beach, ma anche The Now Now). In mezzo ad alcuni brani poco convincenti, brillano però alcuni pezzi: "Desolè", con la bravissima cantautrice maliana Fatoumata Diawara, "Aries", sostenuta dal basso in stile New Order di Peter Hook e la canzone scelta come primo singolo a Febbraio "Momentary Bliss", super cazzona e confusionaria che ricorda il primo album omonimo. Da menzionare anche "How Far?", tributo al grande batterista Tony Allen. Come sempre un punto di forza sono i video dei singoli, con i nostri eroi che ne combinano di tutti i colori (da menzionare il video della già citata "Aries", in cui un Murdoc armato di siringa aggredisce il povero 2D).

In fin dei conti, non il loro miglior lavoro, ma i Gorillaz sanno sempre come tenerci compagnia.

Miglior brano: "Aries".

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