Un pomeriggio di fine luglio, mentre facevo zapping vidi un video dove si intravedevano un chitarrista, una cantante e una batterista fra i mille colori di uno sfondo astratto e psichedelico, la song aveva uno stile assai personale, un mix di indie, garage, disco con qualche venatura punk, la song risultava moto varia rispetto agli altri gruppi emergenti di tal genere, peraltro tutti simili che ci devastano le orecchie ogni giorno con i loro ritornelli iperenfatizzati e drammatici. A fine canzone spuntarono sullo schermo il nome del gruppo (The Gossip) e il titolo della canzone "Standing In The Way Of Control".
Il giorno dopo mi informai e venni a sapere che quella che avevo sentito era la title track del loro terzo album. La cantante si chiamava Beth Ditto, il chitarrista Brace Paine e la batterista Hannah Billie(che, vi giuro dal video sembrava un uomo).
Questi tizi mi incuriosivano molto, da una parte perchè non ne avevo mai sentito parlare e dall' altra appunto per la loro spiccata originalità che quel singolo era riuscito a trasmettermi. Fui forse troppo fiducioso ad accapararmelo così a "scatola chiusa" dopo aver sentito solo un pezzo dell'intero album, ma la curiosità era fortissima. Giunto a casa, accesi lo stereo, lo misi a paletta aspettando l'avvio.
L'album partì con un groove diretto ed orecchiabile "Fire With Fire", il sound non si distaccava molto dalla canzone che avevo sentito alla televisione, ma mi prese subito con il suo ritornello molto trascinante. Seguirono a ruota la title track, di cui vi ho già parlato e "Jealous Girl", dove sono presenti tracce del punk femminista, nessuna sorpresa, visto che Beth (per quanto ne so) è cresciuta ascoltando le Bikini Kill. La quarta traccia "Coal To Diamonds" è l'unica pausa presente in tutto l'album, una dolce, delicata e forse un pò scontata melodia fanno da sottofondo alla voce della ditto lenta e sospirata. Il disco continua imperterrito su ritmi punk-funk con "Eyes Open" e "Holy Water". Vi è pure tempo per qualche divagazione jungle (Listen Up!) e disco (Your Mangled Heart). L' album termina con "Dark Lines", brano pervaso da un caldo soul-blues.
Dopo l'ascolto risulta evidente una certa ripetitività, la quale però viene compensata dagli sforzi canori della Ditto, che con la sua voce bellissima, piena e a volte anche un pò incazzata, dona all'album in questione un bel quattro, nonostante nn sia esattamente il mio genere.
Insomma un disco da ascoltare con leggerezza, un'alternativa più che valida alle solite band da radio.
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