Recensire questo album significa per me tornare a quel sabato pomeriggio d'estate, di 12 o 13 anni fa, quando lo acquistai usato. Avevo appena iniziato ad ascoltare musica heavy, mi garbava molto il Thrash e siccome conoscevo i nomi di vari gruppi, mi tornò in mente questo ensemble dotato di bizzarro monicker. Lo ascolto ritrovando le emozioni di allora, determinate dal clima, dal lavoro o dai sogni che portavo dentro. Ho dunque delle sensazioni precise nello scrivere questa recensione.
La cover di questo vinile (non è stato pubblicato in CD), uscito nel 1988, raffigura cinque ragazzi in jeans e t-shirt, dall'aspetto fiero, che sembrano dire: "Ci siamo anche noi". Sono fotografati nei pressi di un campanile sotto il sole del New Jersey (presumo), già, perchè è da lì che provengono: sono di origine ispanica.

L'esordio in questione presenta otto brani in poco meno di trenta minuti di musica Thrash, suonata con fervore giovanile, dotata di un sound che fa il verso ad un camion appena avviato (c'è lo zampino di Alex Perialas già produttore di Testament, Overkill e Vio-Lence), con sezione ritmica fantasiosa e cantante dalla voce grezza, ma modulabile.

Non so dire esattamente da chi possa essere influenzata questa band esordiente, ma di certo privilegia brani veloci, come "Shankin" e "Living To Survive", (non certo come gli Assassin di "The Upcoming Terror", tanto per dire il primo nome che mi viene in mente), e brani tipo "Tormentor", con cambi di tempo sottolineati bene dalla sezione ritmica. Il drummer è il personaggio più noto e dotato del gruppo, quel Dave Chavarri che militerà in varie formazioni, quali M.O.D, Laaz Rockit, Pro-Pain, fino agli attuali Ill Nino.

L'opener "Shankin" mi riporta alla festa patronale in montagna (sigh), poi ecco l'urlo di Daniel Gomez: "Fuck this" e parte il camion al minimo del tandem chitarristico Genese-Ryker. In questo brano la voce di Daniel (ehm, nell'album successivo si tramuta in Dan che ha flavour più yankee) assomiglia ai tratti più aggressivi di Bon Scott (quando urla) immersi nel calore latino.
Due sono le song che preferisco: "Living To Survive" e "Stand Up And Fight". La prima trascinante, accelerata, con ottimo ritornello e coretti stile Bay Area Thrash, la seconda dotata dei due solos più belli di questo (mini) album: praticamente un botta e risposta tra le due asce.

Da notare l'intro lugubre di "Tormentor", caratterizzato (credo) da varie voci campionate, che producono un suono da film horror satanico, uguale a quello sfoggiato dai Nasty Savage nell'opener "No Sympathy" dell'album d'esordio omonimo. Probabilmente un tributo ad una band influente non prettamente Thrash. Gli altri brani, dalla title-track allo strumentale "Stryker" (era il vecchio nome della band), sono digeribili, privi però di punti di rilievo e questo non consente all'album di decollare dal mare di altre proposte Thrash oriented del periodo. Che peccato!

A me questo dischetto garba assai, mi ritornano in testa, come dicevo, delle ricordanze speciali; anche un brano spaccaossa può toccarmi nell'animo, più di una ballata acustica. "Killer Instinct" lo ascolto, lo guardo e mi immedesimo in questi ragazzi che vogliono sfondare: ritratti nel retro copertina in un piccolo club a suonare, magari già sapendo, in cuor loro, che non andranno mai ad un festival importante.

I nostri Thrashers produranno ancora un disco nel 1989, con l'aiuto del batterista dei Raven Rob Hunter alla produzione, per poi sciogliersi e non tornare più. Pochi li conoscono e pochi hanno il disco.

Sono tra questi e non me ne pento.

Elenco tracce e video

01   Skankin (03:40)

02   Living to Survive (04:07)

03   Stryker (04:57)

04   Bedlam (03:19)

05   Tormentor (02:42)

06   Killer Instinct (02:59)

07   Stand Up and Fight (03:38)

08   Fought for Death (03:44)

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