La frittata è fatta. Con "Pensavo peggio" i milanesi Gran Rivera chiudono l'operazione nostalgia iniziata a settembre con "Pensavo meglio" (recensione qui). Nostalgia, sì, perché fondamentalmente chi, giunto ormai ai trent'anni, non vive quella sensazione di incompiuto, specie se non si è ancora accasati o si ha ancora la testa di un ventenne in un corpo irrimediabilmente mutato (solitamente in peggio, siamo onesti)? A dar manforte ci pensa poi Milano, una città talmente bella, talmente ricca di situazioni e costantemente in movimento che alla lunga ti entra irrimediabilmente nel cuore. Se col primo capitolo i Nostri hanno puntato tutto sull'immediatezza con quattro brani che sparati a volumi folli catturerebbero anche il più amorfo di voi, in "Pensavo peggio" i Gran Rivera si fanno più intimi, pensanti. Eppure inizialmente non si direbbe, visto che il primo brano intitolato "Se inizia a vent'anni, finisce" sembra un brano rubato alla prima parte, veloce e sbarazzino nel suo rock in levare. Ma poi eccoti sparata fuori "Luigi", una canzone che sinceramente ti spiazza, in quanto a colpire come mai prima d'ora è il testo, abile nel descrivere un soggetto - Luigi, per l'appunto - che potrebbe ricalcare un vostro qualsiasi amico, mettendo in evidenza un aspetto dell'amicizia, che il più delle volte si tende a far passare inosservata l'importanza che questa figura ha per noi. Un brano da 10 solo per il suo testo, in cui la malinconia ha forse il sopravvento. "Mai stati capaci" è il classico lentone che solitamente nei live si piazza a metà scaletta, con un testo introspettivo che parla di giovinezza e ricordi vissuti, insomma un'altro brano che ai trentenni potrebbe creare qualche scombussolamento mentale, siamo franchi. Il gran finale è affidato a "Se qualcuno potesse chiamarmi un taxi, altro brano dai scenari soft, dove l'elettronica di sottofondo non guasta affatto e con quel "Forse vi mancherò" che è la classica domanda che ci si pone specie quando un rapporto volge al termine, magari seduti da soli al ristorante, come il protagonista descritto nella canzone dal quartetto meneghino. In conclusione "Pensavo peggio" è il lato più intimo e mentale dei Gran Rivera, che dopo essersi divertiti a suonare "vecchia scuola" in "Pensavo meglio" hanno smesso gli abiti dei rocker trasgressivi alla volta di un abito più elegante, o perlomeno da persone mature. Un progetto che sicuramente ha dato ottimi frutti facendo diventare già da ora la versione vinile (che a breve dovrebbe essere disponibile) qualcosa di imperdibile per ogni trentenne.

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