Verso la fine degli anni 60, San Francisco e in generale la California erano popolati di hippies, gli acidi lisergici erano legali e quei famosi "happening" assumenvano proporzioni sempre piú grandi.
Fu in questo scenario che Jerry Garcia mise insieme i Grateful Dead; come lo stesso movimento hippie anche questa band si trovò a contare un numero di musicisti spropositato che ogni volta riempivano anche gli stage piú larghi, se solo pensiamo alla line-up... 4 chitarristi, due batteristi, voci, tastiere e quant'altro.

Live/Dead è proprio uno di quei live registrati in quegli happening, la band e in particolare Garcia suonavano sotto effetto, erano tutti sopra quel palco e tutti insieme, ogni canzone lascia andare gli artisti in improvvisazioni, ma contemporaneamente rimangono uniti come se fossero una squadriglia di aerei acrobatici che dipingono il cielo con i loro getti fumogeni e una volta usciti di scena il cielo assomiglia ad un dipinto.

Dark Star diventerà uno dei loro cavalli da battaglia che li accompagnerà durante le loro innumerevoli performance live, solo questa si spinge per oltre 20 minuti, inebriante, mistica e mai monotona o pesante.
Saint Stephen comincia con dei timidi rumori dalla chitarra di Garcia, sfocia in una melodia psichedelica e richiama scenari alla Easy Rider.

Ogni canzone di questo disco ha un suo sapore condito sempre con la stessa sostanza dei Grateful Dead. Questo disco, se assimilato con le giuste circostanze può far rivivere quelle stesse atmosfere che avvolgevano la band negli anni del loro massimo spendore... quegli anni in cui tutti insieme occupavano un palazzo a S. Francisco, vivevano felici, spensierati... lisergici.

Un consiglio: se avete la possibilità di assaggiare la versione in vinile... non fatevela scappare.

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