“New Faces Old Soul”, nessun titolo poteva rappresentare al meglio una band come i Greasers. Perché come spesso accade in una band si alternano vari musicisti, ma l’anima in fondo rimane sempre la stessa. Nati alla fine degli anni 90 in una sala d’incisione al confine con la Svizzera, i Greasers hanno trovato ben presto nel grunge la loro valvola di sfogo, emulando a modo loro le gesta di Nirvana, Pearl Jam e altri mostri sacri. Dal divertimento post-scolastico/lavorativo alla voglia di tirare fuori la propria voce il passo è breve o quasi, visto che nel loro caso bisogna aspettare il 2013 per il tanto sospirato esordio discografico.

“New Faces Old Soul” è un album che gode della crescita dei nostri, capaci di staccarsi dal cordone ombelicale della scena di Seattle e a dar vita a un sound che vede nel rock la propria anima pur non disdegnando divagazioni punk-rock nelle ritmiche. Una produzione decisamente soddisfacente bisogna ammetterlo, d’altra parte la cura posta sugli otto brani qui presenti potremmo definirla quasi certosina e ciò ha sicuramente influito sul risultato finale. Piace il fatto che questi musicisti non si prendano troppo sul serio, evitando scomodi paragoni o soluzioni che farebbero sorridere per quanto risulterebbero scontate oggigiorno. Il loro è un modo personale di intendere la parola rock, mettiamola così. Può piacere o meno, ma sicuramente ci hanno messo del loro e proprio per questo andrebbero premiati. Ovviamente non mancano parti sulle quali lavorare sodo (vedi soprattutto le parti vocali, decisamente da potenziare), ma ciò non rende per niente scontato il tutto. Coraggiosa la scelta di introdurre in scaletta un brano in lingua madre, per certi versi il più immediato e adatto a un pubblico abituato a incorporare velocemente un certo tipo di musica per poi snobbarla qualche giorno dopo.

Adesso una domanda: ma per il secondo disco bisognerà attendere un’altra decade?!

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