I Great White rappresentano il volto più classico e prettamente hard/blues all’interno del variopinto panorama hollywoodiano di metà anni ’80. La loro proposta si eleva ampiamente oltre gli standard ed i cliches audio/visivi imperanti in ambito street rock (Guns N’ Roses, L.A. Guns), prendendo nettamente le distanze dalla bolgia anonima ed informe del glam metal (Poison, Pretty Boy Floyd). L’ensemble californiano è stato capace di rinverdire con profonda intelligenza ed eleganza le sonorità tipiche di formazioni storiche degli anni ‘70 come Led Zeppelin, Free e Mott the Hoople, catturando una folta schiera di estimatori soprattutto negli Stati Uniti ed in Giappone, dove i loro dischi hanno infranto più di una volta la barriera del platino. Profondamente legati al riffing elaborato di Deep Purple e Whitesnake ma memori delle lezioni melodiche impartite dagli Aerosmith in dischi come “Toys In The Attic” (1975) e “Rocks” (1976), i Great White amplificano con perizia le proprie influenze, dando vita a soluzioni molto intriganti e coinvolgenti.

“Once bitten”, quarto lavori in studio per i cinque musicisti, è semplicemente uno dei migliori album di sempre in campo hard rock ed evidenzia con chiarezza il profondo legame che il sound di questa band conserva con la tradizione blues: lo stile di Mark Kendall (uno dei guitar – heroes più rappresentativi degli anni ’80, troppo spesso stoltamente trascurato dai presunti esperti) risulta inconfondibile grazie al suo approccio raffinato e singolare, ma è il singer Jack Russell a mostrare una tecnica d’esecuzione perfetta, sfoderando una voce estremamente potente che si colloca a metà strada fra gli acuti di Robert Plant, la potenza di Steven Tyler e le evoluzioni di David Coverdale. “Rock me” e la tenera ballata “Save your love” divengono ben presto degli hits, forti di una struttura armonica impeccabile, mentre “Lady Red Light” e “All Over Now” rappresentano tracce indimenticabili per la loro capacità di sprigionare energia e feeling. La musica dei Great White si conferma estremamente evocativa in pezzi come “Never Change Heart” ed “On The Edge”, in cui il sound sinuoso e solenne del gruppo sembra confondersi romanticamente col rumore delle onde del mare.

All’interno del booklet le songs vengono singolarmente commentate dai membri della band e particolarmente calzante si dimostra la didascalia riferita alla ballad “Save Your Love”, in cui figura un breve ma esauriente «dream on». Impossibile non menzionare anche il grande lavoro eseguito dal poli strumentista Michael Lardie, impegnato ad ordire sinuose trame delineate da delicati tocchi di tastiera. I dati di vendita eclatanti raggiunti da questo platter (che superò il 1.000.000 di copie vendute solo negli Stati Uniti già dal 27/04/1988, divenendo doppio platino in meno di cinque anni) lanciarono immediatamente i Great White nel gotha dell’hard rock a stelle e strisce, contribuendo ad estendere in modo esponenziale il culto del Grande Squalo Bianco (questo è il significato del monicker del gruppo: nell’accezione popolare americana la parola shark = squalo viene sovente omessa). Nel 1988, anno che precede la pubblicazione del secondo capolavoro “Twice Shy” (1989), la band di Mark Kendall si cimenterà in un lunghissimo tour che permetterà al quintetto di approdare nel Vecchio Continente in compagnia dei britannici Whitesnake reduci dal successo planetario dell’ album “1987” . La classe sprigionata con estrema naturalezza dal quintetto californiano in occasione delle sessions di “Once Bitten” contribuisce ancora oggi ad impreziosire la struttura geometrica di brani già di per sé impregnati di un feeling che unisce con perizia i malinconici pentagrammi del blues alla prorompente energia dell’hard rock.

(Enrico Rosticci)

01) LADY RED LIGHT
02) GONNA GETCHA
03) ROCK ME
04) ALL OVER NOW
05) MISTREATER
06) NEVER CHANGE HEART
07) FAST ROAD
08) ON THE EDGE
09) SAVE YOUR LOVEGREAT WHITE

"ONCE BITTEN" (1987, CAPITOL)

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