Sinossi.

Nel claustrofobico universo di una toilette di nightclub, Flush di Grégory Morin si svolge interamente in uno spazio che la nostra Venerata civiltà occidentale, da Pozzi Ginori a Villeroy & Boch ha sempre relegato ai margini: il Cess. Luc (Jonathan Lambert), un uomo distrutto dalla cocaina e dai rimpianti, si ritrova con la testa incastrata in una turca dopo aver tentato di riconquistare la sua ex Val (Élodie Navarre), madre della loro figlia Zoe. Ma il bagno non sarà solo un luogo fisico: sarà il teatro di una discesa negli inferi, una spirale di umiliazioni, ratti superbi, violenza e liquami che lo costringeranno a confrontarsi con la sua miseria e hobbesiana residuale umanità.

Ciak.

Flush è un’epifania, Morin prende il più puzzone dei nostri conviviali luoghi e lo trasforma in un palcoscenico di redenzione e dannazione, Cess quindi come microcosmo virtuale metaverso e metà sverso dove ogni scarico apre putridi portali di demenza artificiale e non, ogni tubo un nervo scoperto della psiche. Luc, con la faccia nel water e il cuore in frantumi, è l’Ulisse in economy che non naviga più il mare, ma il Water, con lo sfondo dell'orizzonte blu dell’Occidente sostituito alla meglio da carini apprendisti stagisti dal vortice marrone dell’introspezione.

Leon Carax in sala avrebbe esclamato – Ecco un’orgia di grottesco e sublime! - Glory hole come metafora del desiderio cieco, ratti come araldi dell’inconscio, e un sistema fognario che collega finalmente ed efficientemente le anime perdute. Ogni dialogo, ogni rumore di sciacquone, un’eco di un mondo che ha smesso di guardare le stelle per fissare il fondo del proprio abisso.

Ed eccolo il Manifesto di una nuova ontologia: la vista Water. L’Occidente ha sempre idealizzato il mare come simbolo di libertà, espansione, romanticismo. Ma Morin ci dice: basta con la vista mare. È tempo di guardare in profondità, dove finisce tutto ciò che il mare non può contenere. Il Water è il vero specchio dell’anima contemporanea: sporco, ristretto, ma ineluttabilmente nostro.

Water Nostrum.

E quindi che così sia, tra Guerre che scoppiano come dardi in un carnevale Napoletano, col Nasdaq le pepite d'oro ed il Beat Coin che schizzano sempre più in alto irraggiungibili e con le nostre Ombre che si fanno sempre più piccole, ora l'uomo è stanco e cerca lo scarico. Ed in quella ricerca, tra feci e redenzione, scopre che la vera salvezza non è nel pulito, ma nell’accettazione del proprio sporco impossibile, con questo film che ti prende per la testa e te la immerge nel water e lo fa anche con poesia. È un’opera che ride, piange e vomita, tutto nello stesso fotogramma, cinema che non ha paura di sporcarsi le mani, anzi, ci invita a farlo. Perché solo nel fondo del tubo possiamo trovare ciò che resta di noi.

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