Paura, terrore, rumore. Piacere, goduria. Fare a pezzi la musica e ricomporla a modo nostro. Magari verrà fuori rumorosa, magari sarà anche brutta, ma sarà nostra. Sarà divertente (farla), e sarà ancora più bello, quando qualcuno la sentirà, vedere la sua faccia. Vedere il loro sdegno e dirgli "Guarda che cosa ho fatto". E tu potresti schifarti, magari chiamiamo anche la polizia (quella postale se il cd l'avete scaricato, kattifoni), tiriamogli uno schiaffo, riportiamolo sulla retta via questo bastardo. Oppure postreste sedergli accanto, farci un sorriso, berci una birra su e riascoltare di nuovo tutto daccapo.
Ecco, questa volta i bambini cattivi da riportare sulla retta via sono i Ground Zero, sono giapponesi e sono una mutante ensemble (in tutto dieci persone), che ruotano intorno alla figura (da bambino kattifo) di Otomo Yoshihide, figuro che quest'anno festeggia i suoi cinquant'anni e che, oltre ad essere amico di John Zorn (ha pubblicato molti dischi su tzadik) ha realizzato una quantità di collaborazioni che fanno paura (secondo RYM, tra gruppi e collaborazioni, presenzia in circa 45 progetti). Questa eminenzia grigia si circonda, dal 1990 al 1998 di gente che suona di tutto (da classici strumenti rock a sampler, turntables, strumenti percussivi di ogni genere) e realizza una sua persona idea di manipolazione musicale.
Revolutionary Pekinese Opera ver. 1.28 (sono uscite anche una versione 1.0 e una 1.50) è datato 1996 ed è la migliore macelleria sonora dell'universo. Non solo macelleria, ma anche salumeria, copisteria, armeria, tipografia, tintoria. Di tutto. Il materiale sonoro utilizzato nella rivoluzionaria opera pechinese deriva soprattutto da due fonti: una è l'ensemble vera e propria, che si dedica a rumorismi di tutto rispetto, un'altra parte viene dai taglia e cuci e dalle ossessioni viniliche a cui il gruppo si dedica, miscelando sample di film e operette televisive, discorsi politici, musica classica, musica tradizionale giapponese, opere melodrammatiche. Il risultato è di un gustoso incredibile, una specie di ironico e ultradistorto spaccato sulla (anti)cultura musicale giapponese (e non) che sorprende ad ogni angolo. Le soluzioni sonore a bassa digeribilità della band creano un unicum malato e straziato dietro di cui nonostante tutto si percepisce l'intento (molto zorniano invero) di creare una specie di pastiche sonoro che faccia, in un certo senso, riflettere e porre un orecchio più attento alla musica nel suo insieme. Certe cose ricordano certo i Naked City, e con un piglio altrettanto rumoroso, ma la musica dei Ground Zero va oltre. Insomma nei Naked City in un modo o nell'altro si poteva avvertire il gruppo, le persone che stavano suonando. Nei nostri cari amici jappo invece la prima impressione è "ma sta gente da dove porca§°ç$%& sta tirando fuori sti suoni", la prima impressione (e anche la seconda) potranno essere paura, terrore, rumore (come detto in cima), oblio, incomprensione, alienazione.
Eppure è tutto pienamente umano. Siamo fatti anche di questo, altrimenti, finito il Romanticismo, l'umanità si sarebbe potuta riavvolgere su se stessa in una grande, implosiva spirale di amore e compassione e tenerezza e dolcezza totali (e la cosa non mi sarebbe piaciuta per niente). Ma siamo anche persone sporche, rumorose e magari anche brutte, ma siamo sempre noi. E questi sono i Ground Zero. Musica fatta con l'intestino per gente con cervelli grandi.
Elenco e tracce
Carico i commenti... con calma