copio/incollo quanto segue:
A me piacciono le storie degli esseri umani.
Dato che ovunque leggo solo cose sulle squalifiche e i cromosoni, due parole sulla vicenda della persona Imane Khelif.
Nasce a Tiaret e gioca a calcio, considerato non adatto alle ragazze.
I maschi a volte la menano e lì, a 16 anni, si appassiona alla boxe.
Ma non è semplice.
La palestra sta a 10 km, il padre fa il saldatore nel Sahara e non è d’accordo che sua figlia pratichi uno sport da uomini.
La famiglia fatica a trovare soldi per il bus che porta in palestra, così per raccogliere soldi Imane vende pezzi di metallo e la madre il cous-cous.
Dopo 3 anni, a 19, Imane si classifica 17esima ai mondiali, a 18 anni è 33esima ai mondali.
Alle Olimpiadi di Tokyo esce ai quarti di finale in modo piuttosto netto.
Nel 2022 perde la finale per il Titolo Mondiale IBA con l'irlandese Broadhurst dove la fanno combattere a differenza di quanto succede l'anno dopo, quando la stessa federazione IBA la esclude per la nota vicenda legata alle caratteristiche sessuali pur senza chiarire formalmente i motivi per ragioni di privacy.
Nel 2022 vince i Giochi del Mediterraneo e il Campionato dilettantistico africano, nel 2023 vince i Giochi Arabi.
51 match, 42 vinti, 9 persi.
Nel 2024 il CIO la ammette alle Olimpiadi ritenendo che risponda ai criteri di eleggibilità.
"Ho iniziato senza niente e ora ho tutto", dice Imane, in un'intervista all’UNICEF . "Entrambi i miei genitori vengono a sostenermi. Sono i miei più grandi fan".
Imane si è spesa per il tema del sovrappeso che in Algeria è rilevante (22% in generale, 12% fra i bambini, collocando il paese tra i peggiori 20 al mondo).
"Molti genitori non sono consapevoli dei vantaggi dello sport e di come possa migliorare non solo la forma fisica, ma anche il benessere mentale".
Per la sua storia e il suo interesse allo sport per i bambini l’Unicef l’ha scelta come sua ambasciatrice.
"Sono profondamente onorata di essere un'ambasciatrice dell'UNICEF. Il mio messaggio ai giovani è di seguire i propri sogni. Non lasciare che gli ostacoli si mettano sulla tua strada, resisti a qualsiasi ostacolo e superali. Il mio sogno è vincere una medaglia d'oro. Se vinco, madri e padri possono vedere quanto lontano possono arrivare i loro figli. Voglio ispirare le ragazze e i bambini che sono svantaggiati in Algeria".
A difendere Khelif dalle accuse sulla sua sessualità, in uno stravagante, imprevedibile corto-circuito, è stato proprio il comitato olimpico dell’Algeria (dove per gli atti omosessuali c'è la reclusione fino a 2 anni) che ha definito attacchi non etici e propaganda infondata le accuse "contro la nostra campionessa".
Se vincesse un oro olimpico, sarebbe il primo nella storia dell'Algeria.
Sicuramente, comunque vada e suo malgrado, Khelif ha (ri)collocato l'Algeria sulla cartina dello sport.
02.08.2024 firmato: Riccardo Cazzaniga (scrittore)