Questa volta amici parlerò poco di musica, ma di quello che ci stà attorno o dietro. Storia, cronaca o nulla. Mi addentro per l'occasione a delineare alcuni concetti generali apparentemente slegati o lontani fra essi, mi rendo conto con ciò, di incombere a possibili rischi di incomprensione, poi invece a qualcuno possono anche risultare interessanti. Ma questa è una scommessa e mi diverte.

La musica in quanto arte, ha nella sua natura più intima la necessità di essere riprodotta, per la sua diffusione temporale, quando in assenza dell'evento "originale", la replica surrogata diviene questione vitale. Come diceva il "buon" Walter Benjamin nel suo magistrale "l'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica", essa perde la sua "aurea", quando cioè, l'oggetto, la sua unicità, viene a mancare e riapparire nei riflessi specchiati delle sue repliche. Noi diciamo che "l'aurea" è assente e presente al tempo stesso, esplicata nel supporto che la contiene. Il fattore metonimico diviene fondamentale, quanto quello metaforico; il contenente quanto il contenuto, contribuisce a rinnovare il "consumo", la sua fruizione. Come dare valore all'"orinatoio" di Marcel Duchamp senza il Metropolitan Museum che lo contiene? E come fare a meno della "merda d'artista" di Piero Manzoni senza la sua scatoletta sigillata che la definisce? E che dire dei"4'33" di silenzio per qualsiasi strumento" di Jhon Cage, senza l'ambiente che li ospita e li conteggia? Il documento acustico di un'assenza musicale è musica, appunto!

E che dire di "Freak Out!", senza la matrice per il primo vinile che lo hanno portato fin qua oggi, sotto forma anche di MP3? Se per arte (o musica), intendiamo solo l'effetto dell'"atto finale", conforme e accettato dal nostro apparato culturale che ne stabilisce soggettivamente la qualità estetica (quello che comunemente viene definito "il bello"), come principio ineludibile, allora non chiedetemi se GTO's "Permanent Damage" del 1969, prodotto (e non solo) da Frank Zappa, è arte o musica o mero documento e se ha un suo valore estetico intrinseco. Il "valore" in questo caso, vi dico subito che è dato dal suo trasferimento su un supporto "firmato"; performances recitative, canzonette sciocche e blande musichette, decise e ragruppate da un genio come Zappa che ne garantisce la legittimità. La "materia sonora" si unisce alla "materia storica", al fenomeno sociologico. Del resto, l'insegna luminosa di "se la forma scompare la sua radice è eterna" di Mario Merz ai giardini del Guggenheim Museum di Venezia, stabilisce che l'esteriorità del concetto (radice) sopravvive alla disgregazione della "cosa" (suoni, musica) in continua invo/evoluzione, in "Permanent Damage" siamo di fronte a una dissolvenza in atto, che Zappa aveva iniziato e pensato già da molto tempo prima, con "Frek Out!", fino a giungere a una tautologica autoreferenzialità scenica. Chi furono le GTO's da Chicago? "Girls Together Outrageously", "groupie" creative, capitanate da Pamela Des Barres, in pratica cinque signorine, in questo caso "in maschera" che si prodigarono a realizzare questo unico esperimento socio-iconoclasta, per esaudire le esigenze concettuali del "genio di Baltimora".

Troviamo nella line-up fra gli altri, Jeff Beck, Rod Stewart e le "Mothers of Invention" Ian Anderwood, Don Preston, Roy Estrada. Alcuni di voi saprà anche che le "groupie" (ragazze generose), specie di psycho-geishe da viaggio, seguivano le rockstars nei loro vari concerti, con l'unico scopo di soddisfare in tutto e per tutto, ogni loro esigenza. Di questa "gloriosa" schiera, capace anche di compiere "epiche" gesta, non possiamo non citare la mitica Cynthia Plaster Caster, autrice del più sorprendente happening porno-poetico mai compiuto, detentrice della più importante e misteriosa reliquia della storia del rock, il "Sacro Fall", nientemeno che il calco in gesso del pene eretto di Jimi Hendrix, da lei costruito (al momento unico esemplare). L'happening consistette nell'indurre il "Divino" a subire (si fa per dire) una poderosa fellatio da parte di una collega specializzata, con la conseguente spalmatura della massa negativa sull'organo (peccato che non fu filmato). la prestigiosa "Rock and Roll Hall of Fame", le ha chiesto di poter collocare il "prezioso reperto", in una sezione protetta esclusivamente adibita, diventerebbe una vera e propria "opera d'arte" se ciò avvenisse. E qui auguriamo a Cynthia Plaster Caster (citando ancora il "buon" Walter Benjamin), di far replicare in silicone il "fallo di Dio", da mette in commercio per la gioia delle numerose fans sparse in tutto il mondo. Si potrà verificare poi l'identità analogica, quando le dimensioni (sicuramente una "bestia gigantesca" nell'immaginario collettivo), la morfologia e la pianta delle vene, attesteranno la pertinenza al "Divino" solo nel confronto con la "prima stampa", se questa come promesso, verrà esposta. Immaginate che l'opera d'arte in questione, in altro contesto divenrebbe mero "strumento di piacere", che meraviglia! Mentre tornando a dischi come "Permanent Damage", dove la banalità innalzandosi a oggetto artistico, inteso come documento storico di una razza in via d'estinzione, rientra in quella tipologia di opere, dove il binomio significante/significato, risulta  imprescindibile, anzi fondamentale.

Che ne sarebbe rimasto delle ridicole annotazioni verbali e delle labili cornici musicali, senza l'autorevole sigillo di Frank Zappa e della "Straight Records"? Niente. Ma documenti come questo, appartengono senza dubbio al mondo della musica rock, fungono da appendice alla nostra conoscenza del fenomeno storico. Oggi la "razza groupie" (procacciatrici di denoaro e matrimoni) è ancora presente, ma molto imborghesita e meno organizzata di una volta. All'orizzonte manca un Zappa o un Hendrix, capaci di produrre sogni senza tempo e schiere di ragaaze naif. Consiglio il vinile originale a tutti i cultori e collezionisti di rarità e a coloro che studiano il fenomeno rock in tutte le sue sfaccettature, non bollando d'impulso l'apparente banalità, per tutti gli altri è sufficiente youtube. Scusate l'inevitabile prolungamento della rece, abbiate pazienza.

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