Il carattere fallimentare e sconclusionato del complesso EUR (idealmente destinato ad ospitare l’Esposizione Universale del 1942 e, in seguito, diventare la nuova Capitale dell’Impero fuori dalla città storica) può essere spiegato con il suo edificio più significativo.

In epoca fascista l’architettura italiana era impegnata nel riformulare i linguaggi della grande tradizione dell’Impero Romano. Dopo aver (sciaguratamente) tolto il suo appoggio al Razionalismo di Terragni, che rileggeva la tradizione in ottica Moderna con notevole audacia tecnica ed espressiva, Mussolini affidò a Piacentini il compito di formulare un nuovo Stile per l’Impero, stile in seguito definito Littorio.

Collocato al termine dell’asse viario che taglia l’intero intervento urbanistico, il Palazzo della Cività Italiana avrebbe dovuto garantire per le masse una retorica di facile presa e di coinvolgimento collettivo. Il rimando alla Romanità era una specifica direttiva del Regime, e dal punto di vista architettonico si tramutava nella ricerca di forme espressive di immediato riconoscimento.

Fortemente ispirato dal movimento metafisico e dalle pitture di De Chirico, l’edificio è un prisma a sei piani avvolto da archi semplificati e facilmente riproducibili, superfici lisce, cornicioni appena accennati, statue raffiguranti eroi e rappresentanti della Patria. Il rivestimento in pietra in favore del cemento richiama alla romanità e asseconda le politiche autarchiche del Regime. Le scritte poste sulla sommità delle facciate, infine, rappresentano l’apoteosi della retorica di propaganda.

Nonostante i giochi di luci ed ombra dettati dagli archi, le lisce superfici irradiate dal sole, le geometrie e simmetrie perfette, l’edificio esprime(va) una monumentalità fine a se stessa, vuota nella sua ripetitività e debole nel linguaggio. Un assemblaggio di forme del tutto incapace di provocare alcuna emozione o sentimento.

Incompleto a causa dell’avvento della Guerra, il Palazzo subì svariate vicissitudini e “vessazioni” (rispetto alla sua destinazione) prima di ospitare enti e uffici di vario tipo. L’odierna superficie vitrea, celata dietro gli archi, tradisce ancor di più la concezione originaria.

Carico i commenti... con calma