1. Questa è la domanda rompighiaccio che più o meno c'è sempre in queste mini domande/risposte il suo bello è che a volte rompe il ghiaccio e a volte lo crea: dove sei e cosa stai facendo in questo momento?

G.C.: In questo momento sono a casa mia davanti al computer. Il computer è un MacBook argentato al quale voglio molto bene. Sto bevendo il caffè. Sto ascoltando Elton John che mi rilassa parecchio. Ho appena composto un evento su Facebook.
Ora dovrò scrivere delle poesie su ordinazione ma non ne ho voglia.


 2. Mentre pensavo alle domande da farti, alla radio parlavano di William Wordsworth , delle sue poesie che erano scritte in un modo nuovo, usando il vero linguaggio parlato degli uomini.  E ho pensato, ecco, le poesie di Catalano dicono la verità, parlano di cose quotidiane e di sentimenti potenti usando le parole in un modo poco solito. E fanno anche ridere per lo spiazzamento che provocano.
Mi sbaglio?

G.C.: Credo che tu non ti sbagli.
Cerco di parlare, nelle mie poesie, di cose quotidiane e cerco di usare un linguaggio comprensibile. Ho l'esigenza di farmi capire da chi mi legge o da chi mi ascolta durante le letture pubbliche. Poi c'è il discorso del ridere. Probabilmente è quello che mi salva il ridere. In realtà io non rido facilmente ma mi viene facile scrivere cose che fanno ridere. E' una dote naturale. Non studiata a tavolino.
Alle volte scrivo delle cose che non penso che facciano ridere ma la gente le trova spiritose.
Quando conosco qualcuno che riesce a farmi ridere gli voglio molto bene.


3. Mentre pensavo alle domande da farti, alla televisione c'era un programma dove uno doveva indovinare che lavoro faceva una signora bionda con gli occhiali molto elegante e alla fine è venuto fuori che alleva i maiali. E allora ho pensato, ma come sono i panni da poeta, e come ci si sta dentro?

G.C.: Io più che poeta mi sento una rock star dunque mi sarebbe più facile dirti come sono i panni di una rock star ma siccome la domanda è come sono i panni del poeta ti dirò che non ne ho idea. Anzi spero di non sembrare un poeta. Mi dovrei vestire tutto di nero e sembrerei uno scarafaggio.
Poi andare in giro a dire "sono un poeta" è una roba imbarazzantissima.
Comunque a me dire che sono un poeta professionista mi piace ché la gente mi guarda come fossi pazzo.
E probabilmente un po' lo sono.


4. Mentre pensavo alle domande da farti leggevo il tuo libro La donna che si baciava con i lupi dove dici che Vasco tempo fa era un maledetto capo e allora mi sono tornate in mente le parole di quella canzone:
Ma le canzoni son come i fiori, nascon da sole e sono come i sogni e a noi non resta che scriverle in fretta perché poi spariscono e non ritornano più. E allora ho pensato: ma le tue poesie come nascono?

G.C.: Sento una frase, mi capita una cosa, assisto a un fatto, leggo un libro, ascolto una canzone  e mi viene l'ispirazione.
Altre volte invece mi siedo e mi dico "ora debbo scrivere una bella poesia" e lì è più dura.
Altre volte ancora scrivo poesie su commissione, e lì è durissima.
Ci son lunghi periodi che scrivere mi è difficile, poi come per magia si stappa una sorta di tappo di cerume cerebrale e inizio a scrivere come un ossesso.
Alle volte prima di addormentarmi mi vengono delle idee pazzesche. Nel dormiveglia mi vengono. Me le scrivo tutte nella testa. Ma poi la mattina son perse nei meandri del mio inconscio disordinato.

Per la cinque e ultima pensavo che puoi scegliere fra la domanda brutal death metal oppure dire qualcosa che vuoi tu.

G.C.: Voglio la brutal!

5. Ho pensato adesso gli faccio la domanda brutal death metal del sogno nel cassetto, ma poi ho riletto sul tuo sito Le Avventure di Poeta con i vichinghi, e ho pensato che quelle a modo loro sono cose molto brutal.
E quindi, cosa ti piacerebbe che il futuro riservasse al poeta avventuriero?

G.C.: Il poeta d'avventura o avventuriero chiede al suo futuro di non rimetterci le penne, dato che è un lavoro piuttosto pericoloso.
Poi chiede al futuro di riuscire a campare delle sue poesie.
Campare di poesia al giorno d'oggi sembra un concetto paradossale e assurdo, ma ce la si può fare.
Almeno, io ce la sto facendo.
Con non poca fatica.
Non tanto con la vendita dei libri chè, come sappiamo, la gente non compra i libri di poesia.
Manco i poeti comprano poesia.
Se tutti quelli che scrivono poesia comprassero poesia, la poesia venderebbe un macello.
Io ne vendo parecchi ma, per campare faccio spettacoli di poesia.
Dunque spero di continuare a fare questi spettacoli diventare ricco e famoso.
Magari ricco e famoso no, ma vivere decentemente sì.

 

Le domande e risposte son finite, adesso guardatevi e ascoltatevi questa bellissima poesia con il suo video bellissimo: Bum Bum Bum

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