Se vi dico che un film del genere mi ha rivoluzionato la vita, vi direi troppo. Ma dirvi che mi ha colpito, e non poco...questo è vero.

Una giornata di gennaio nel centro di Genova di cinque anni fa era di sole; andavo in un vicolo della zona storica a godere con due o tre altri spettatori questa bellissima commedia, diretta da Gurinder Chadha.

  La protagonista è Jess, una ragazza indiana con il desiderio di diventare un asso del calcio e con la passione per David Beckham, ma ostacolata da una famiglia legata alla tradizione.

Al parco dove passa ogni giorno, nel tornare a casa da scuola, si ferma a giocare a calcio con dei suoi amici. E in uno di questi momenti fa la conoscenza di Jules, una ragazza che gioca in una squadra femminile la quale, notandone il talento, le propone di farne parte.

Da quando conosce Joe, l'allenatore, inizia la trama; e quando i suoi vengono a sapere che lei gioca in una squadra femminile Jess affronterà alcune brutte e spiacevoli situazioni per arrivare alla loro "accettazione" del fatto (mai totale, soprattutto della madre) e il permesso di andare in America con una borsa di studio che le permetterà di frequentare un'università e di giocare in una squadra femminile (nella lega di oltreoceano). Un bel finale non è solo la partenza delle due amiche ma soprattutto lo sboccio definitivo dell'amore tra Jess e Joe, sulle note di "Inner Smile" dei Texas.

Questa commedia racconta con leggerezza delle difficoltà che la seconda generazione di anglo-indiani deve affrontare tra la cultura del paese dove sono nati e la cultura dei propri genitori (cosa che anche i figli degli immigrati di casa nostra, a parer mio, si trovano a dover affrontare), la prima generazione arrivata tra gli anni '50 e '70 a Londra (e non solo qui). C'è un clima positivo in tutto il film, nonostante che tutti gli aspetti di questa generazione (l'omosessualità, la voglia di staccarsi dalla cultura di famiglia, il lesbismo, i rapporti prematrimoniali - alcune religioni prevedono la castità fino al matrimonio - e via dicendo) siano qui esaminati.

Gurinder Chadha, una regista di origine indiana nata in Kenia e cresciuta a Southall, un quartiere vicino a Heathrow (notasi il passaggio di aerei sulle case), ha già parlato dal primo film girato nel 1992 di indiani in Inghilterra, da un punto di vista personale, ma anche culturale (e quest'anno è uscito un altro film in Inghilterra a suo nome).

Parmineder Nagra, la protagonista (nata nel 1976), qui affronta la sua prima esperienza da attrice che sembrerà però non darle molto in seguito, tranne questo successo e la partecipazione alla serie "ER", che ha visto George Clooney.

Invece, due grandi attori che da qui hanno avuto il loro trampolino di lancio sono Keira Knightley e Jonathan Rhys-Meyers. Keira Knightley (nove anni più giovane di lei) è stata grande, quasi al pari della protagonista. Se mi sono innamorato "a prima vista" del film è perché mi sono innamorato di lei, è questo amore dura da cinque anni (bellezza? Così e così. Bravura? Tanta). Jonathan Rhys-Meyers (solo un anno di meno della protagonista) ogni volta che lo vedo mi ricordo di questo film. 

Nel momento che Keira Knightley stava girando "La maledizione della prima luna", io le scrivevo una lettera di uno dei possibili pochi ammiratori che poteva vantare in Italia. In quel momento infatti a noi era sconosciuta: da "the Jacket" le cose sarebbero un pò cambiate. Ricordo ancora l'estasi della prima lettera, con risposta una fotografia autografata. Cinque anni dopo, una visita alla vecchia sede dell'attrice (la "Drury House" in Russel Street 34-43 [nella "Drury Lane", una piccola zona di teatri della città]) e ad alcuni luoghi che hanno fatto "Sognando Beckham" (togliendo Piccadilly e Carnaby dove idealmente risiedevo per via dell'ostello), e a Southall e Hounslow (pochi di più luoghi dove è stato girato il film) una lettera, più asciutta nel sentimento ma non nelle emozioni, sarebbe uscita dopo aver ricordato a Heathrow la canzoncina d'amore dei Texas (2000).

Il giorno prima di partire, un GENOVESE (provinciale) voleva recarsi in un luogo "dimenticato da Dio", ma abbastanza riposante, per la campagna che lì si trova. Southall...Hounslow...quartieri del sud est di Londra dove un turista non metterebbe piede facilmente. Ma invece io volevo ricordare Jess e Jules. Non ho trovato granché, ma la "Hounslow Central Station" tube è in una fotografia. Se le due ragazze lì si sono incontrate, io porterò a casa un luogo che ricorda, secondo me, uno dei film destinati a diventare una tappa importante nel cinema del XXI° secolo. Non è solo l'amore per le due eroine a farmelo dire: per me questo è un film che, per la capacità dell'autrice di riuscire a trattare i problemi della società multiculturale con bravura e leggerezza, merita di essere ricordato, come per altri motivi si ricordano "La dolce vita" e altri film che hanno raccontato con maestria la società del loro tempo (cito Fellini per far capire il mio punto di vista).

  Hounslow è una periferia senza attrattive, ma con la pacifica convivenza di inglesi, indiani e neri. Raccolgo cocci di bottiglia per eliminare un ostacolo a due che portano un carrello a mano. Mi sento felice di aver fatto una buona azione dove Jess e Jules si allenano con le "Hounslow Harriers".

Il bus 320 mi conduce a Southall dove prima mi fermo nella campagna e sosto su un fiume. Quando vedo il silo che appare ben evidente nel film grido "Genova...Genova!" dall'eccitazione e canticchio la sigla di chiusura "Hot! Hot! Hot!".

A Southall un pò di paura mi prende. La maggioranza degli abitanti è Sikh, una popolazione dell'India i cui uomini portano il turbante. Ma anche una buona parte di arabi islamici (infatti ci sono un centro indù e uno musulmano). Ma la giornata è tranquilla e mangio un riso con curry di carne, insalata e cipolla. Tutto è andato bene. (Sebbene la delusione di aver visto poco ci sia, sono contento. Ho "scoperto" (si fa per dire) un altro mondo. - Nei giorni precedenti ho gustato samosa (nel mitico tube con negozietti) e un dolce a spirale con miele da un mediorientale, dietro Piccadilly. L' "aloo gobi" (cavolfiore e patate speziati), a casa mia -).

Il giorno successivo il grande, immenso aereoporto di Heathrow mi ha visto canticchiare la canzone dei Texas, e io cercavo l'imbarco di Jess e Jules. Il tempo non mi avrebbe permesso di trovarlo. Ho ricordato in quei giorni di vacanza Curtis Mayfield ("Move On Up"), Mel C ("Indipendence Day") e Bina Mistry (un interprete di lingua "indiana" della sigla finale del film) di una lunga colonna sonora (Basement Jaxx e Blondie e tanta musica indiana).

"Ho lasciato Londra in volo", ho scritto a Keira Knightley. Ma di più...ho lasciato un pezzo di cuore a casa di Jess.

Carico i commenti... con calma