Premessa: ho preferito riportare il titolo originale del film perchè la traduzione italiana "Will Hunting - Genio Ribelle", con tanto di immancabile insulso sottotitoletto, non rende giustizia alla bellezza dell'opera in questione...
Possono due spiantati ragazzini scrivere un film destinato a venire diretto da Gus Van Sant, interpretato da Robin Williams, e vincere l'Oscar, alla loro opera prima, per la migliore sceneggiatura? Possono, se si chiamano Matt Damon e Ben Affleck.
Will Hunting (Matt Damon) è un giovane sbandato, un ragazzo che ha accumulato una triste serie di esperienze traumatiche, orfano, passato da una famiglia adottiva all'altra, subendo vergognosi maltrattamenti da parte dei genitori affidatari. Vive da solo, si trascina tra lavoretti insulsi e malpagati in compagnia di una banda di teppistelli spacconi, con i quali, in particolare con Chuckie (Ben Affleck), ha un ruvido rapporto virile e fraterno. A dispetto della vita miserabile che conduce, Will è forse il più grande genio matematico vivente. Legge montagne di libri sfogliandone distrattamente le pagine, e ne apprende in maniera immediata ed indelebile l'intero contenuto. Risolve intricatissimi teoremi e affronta dimostrazioni matematiche che mettono in crisi le più brillanti menti del mondo, con la facilità con la quale le persone comuni fanno le addizioni. Il ragazzo, finito per l'ennesima volta nei guai con la giustizia, viene notato da Jerry Lambeau (Stellan Skarsgård), professore del celeberrimo MIT di Boston, che decide di prenderlo sotto la sua ala protettrice, permettendogli di dedicarsi alla matematica, ma con l'obbligo di frequentare uno psicoterapeuta. Will accetta, ma avendo letto praticamente tutti i testi di psicanalisi mai stampati, comincia a farsi beffe degli illustri psichiatri che Jerry via via gli presenta, mettendoli tutti più o meno in ridicolo... Finchè il professore, preso dalla disperazione, decide di rivolgersi ad un vecchio amico, Sean (Robin Williams), uno psichiatra molto promettente in gioventù, ma che decise in seguito di abbandonare la carriera universitaria per dedicarsi ad assistere la moglie, malata terminale di cancro.
Dopo un accessisimo e travagliato scambio tra Sean ed il ragazzo, quest'ultimo decide di affrontare la terapia. Nel frattempo Will conosce Skylar (Minnie Driver), studentessa graziosa e di carattere, con la quale, per la prima volta nella sua vita, intraprende una relazione basata sulla confidenza e sulla complicità. In questa situazione però, Will si troverà a dover affrontare stimoli e pressioni contrastanti: il professor Lambeau vuole fargli fare a tutti costi carriera, mettendo a frutto il suo genio e tentando di far ripercorrere a Will i suoi passi; d'altro canto, Sean è assai dubbioso sul fatto che la carriera di matematico sia quella che Will desidera realmente, e guarda più a una possibile realizzazione del ragazzo sul piano umano e affettivo, complice la relazione con Skylar. Tra Jerry e Sean c'è stima e amicizia, ma anche un rancore mai sopito, che costituirà un ulteriore ostacolo nel cammino del ragazzo verso l'emancipazione dai fantasmi del suo oscuro passato...
La storia è assolutamente coinvolgente e vi inchioderà alla poltrona. Robin Williams è immenso, Oscar come miglior attore non protagonista (strameritato), tutto teso, con ogni piega dei lineamenti del volto, con ogni minima postura del corpo, ad evocare il tormento interiore di un uomo che ha perso l'amore e la stella della sua vita, ma nel contempo è orgogliosamente fiero delle sue scelte. Figura nobilissima di perdente romantico, dà vita a un vero e proprio centro gravitazionale attorno al quale si snodano le vicende degli altri protagonisti. Tutti hanno qualcosa da rimproverare a Sean, tutti hanno qualcosa per cui essergli grati.
Ma non è finita qui. A discapito delle memorabili interpretazioni dei protagonisti, sono i fulminanti dialoghi la parte migliore del film. Indimenticabile il secondo "incontro" sulla riva del lago, tra Will e Sean, dove quest'ultimo gli restituisce tutta l'arroganza e la ferocia che Will aveva dimostrato nella prima seduta, con una classe, una leggerezza ed una umanità da rimanere a bocca aperta, rovesciando come un guanto l'assunto del ragazzo, mettendo a nudo i meandri più nascosti della sua dolente anima.
Altro episodio notevole è il colloquio che Will tiene con un dirigente di un'agenzia affiliata alla CIA, intenzionata a reclutare il suo immenso genio matematico in un lavoro di decrittazione di codici nemici. Nel suo rifiuto Will condensa, in una manciata di minuti, una lucidissima e spietata analisi del cosiddetto "American Dream", a base di sfruttamento del terzo mondo, guerre pilotate, divario crescente tra ricchi e poveri e democrazia interna puramente di facciata.
In conclusione, un film splendido, toccante, che fila come un orologio dall'inizio alla fine, che non indulge nell'happy end lasciando un finale aperto ma comunque carico di speranza. Come avrete ben capito, non solo mi piace: ne sono innamorato.
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