Certo che i giapponesi sono forti. Solo uno di loro avrebbe potuto aprire un album con una follia jazz a cavallo tra Parigi e Giappone che dal nulla diventa un misto di funk e avantgarde eseguito al pianoforte; questo è "Only You", brano che apre l'album di debutto di Hakushi Hasegawa, "Air Ni Ni". Il resto del disco mischia le cifre stilistiche del jazz, della musica da videogiochi e della drum 'n' bass, andando a creare un mostro indecifrabile anche dopo numerosi ascolti.

In mezzo a questa tempesta musicale l'unico elemento costante è la genialità di certe intuizioni. Si prenda in considerazione "Evil Things": un coro di voci mistiche che si eleva sopra un tessuto ritmico che procede quasi con inerzia, mentre nel durante spuntano melodie per clavicembalo, jingle squillanti e interferenze elettroniche. Le ripetizioni continue e l'atmosfera onirica rimandano ambedue ai Velvet Underground più stralunati, o meglio, a una cover band dei newyorkesi che cerca di suonare "All Tomorrow's Parties" in un club underground di Tokyo sotto pesanti dosi di LSD. Sorprendente il talento melodico che riesce ad emergere in numerose occasioni, specialmente nella frenetica "Scary Point". Non bisogna farsi ingannare dal procedere a singhiozzo di "I Can See Mountains" o dalla goffaggine esplosiva di "Stamens, Pistils, Parties", durante il corso del disco non si ha mai la sensazione che Hasegawa abbia perso il controllo o che stia procedendo a caso. Lo spirito eclettico dell'album non comporta nessuna ingenuità compositiva e questo è un mezzo miracolo. A brillare di luce propria è forse la traccia più umile, "Cold Goat", una parodia jazz rock nevrotica e devastante, trascinante a livelli sovraumani, uno scheletro totalmente spogliato dagli effetti speciali che abbelliscono le altre canzoni e che lascia senza fiato. La visione autoriale dell'artista è talmente fuori dagli schemi da generare spesso risate di stupore durante l'ascolto.

Questo elogio alla creatività indomabile si conclude nell'unico modo concesso, ovvero con una ballata atonale e surreale per pianoforte e voce, tanto alienante da risultare fuori posto in uno degli album più strani dell'anno. Finita anche quest'ultima follia i sentimenti dominanti sono due: da un lato uno stato di smarrimento totale, dall'altro la voglia di ricominciare da capo.

Disco pazzesco, da ascoltare assolutamente.

Carico i commenti... con calma