Per chi non conoscesse, i testamartello sono tra i nobili rumoristi della minneapolis dei primi anni novanta; non che venissero da lì, ma una non meno rumorosa casa discografica li volle in catalogo e nemmeno il me-stesso come chissà-chì ci saremmo astenuti dalle fila del buon strap it on; è ben noto che il citato esordio salvò la amphetamine reptile con la spintarella di cash che ci voleva, allora mi tengo un motivo in plus per ringraziare il signor hamilton, senza i dovuti predecessori forse questo into the vortex non sarebbe proprio uscito; c’è da dire che di simili motivi ne avrei tanti e rigirando la speculare questione, se gli helmet dopo il sacrosanto disco si fossero ammorbiditi senza mettersi una scopa in culo forse avrebbero suonato proprio come i primissimi testamartello; comunque, la loro è un’altra storia, questo secondo disco è simile al primo etereal killer, musica ruvida, ritmata, casinista, metodica, melodica e piena di attriti; da poco si sono riformati in formato vecchi e felici, ed è bello che riaffiorino alle menti con una reunion di disinteresse, del resto fa solo del gran bene alle teste calde che hanno voglia di sbattersi un po’.

precisamente anno millenovecentonovantaquattro e fresco di ristampa in questo duemiladiciotto, come ogni uscita dop di casa amphetamine reptile tutto suona sgualcito come si deve, la produzione fa vibrare i padiglioni a dovere e così ben lavorati anche certi marasmi diventano del tutto musicali; soprattutto, nulla da dire ad una banda che inizia un disco così, chitarra con le lame, taglio non dissimile agli unsane, percussioni agili e canto psicotico; tutto l’ascolto è un po’ come sfrecciare in macchina senza risparmiarsi il freno a mano in curva, la batteria galoppa che è un piacere e la catarra è grassa, il tutto in un continuo strisciare di riffs gustosi come grattate stop-and-go di parmigiano - quando non basta direi che ci sta anche sciogliere la crosta; brest, empty angel, alcuni pezzi fanno ricordare che gli anni ottanta sono dietro l'angolo e skag heaven scorre virulento nelle vene dei brani.

il pezzo del cuor mi resta double negative, un melodramma schizofrenico di emozioni al tritolo, le transizioni fanno morire i brani in continuazione, sembra un domino in elevazione sotto al vento delle liriche puntualmente sgolate; insomma, sgassano e tritano, una vera sassaiola sonora che non invidia troppo unsane, cherubs, helmet, mucche e compagnia bella; ciò che uscì prima e dopo non è da meno e qui il titolo non sbaglia nulla, ssuper consigliati per chi simpatizza claustrofobiche distorsioni compresse - there's a curse on you blood brother, you're next.

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