A.A.A. Astenersi non praticanti d'hardcore, per questa breve (presumo) pagina dedicata agli Handsome (occhio alle assonanze, non sono codesti i fratellini americani che anni fa istigavano all'infanticidio con le loro insulse melodie, ricordate?).

Ma veniamo a noi. Vagando aleatoriamente per il web mi imbatto tra i folti ed ispidi arbusti fatti di nomi, numeri e nozioni di un noto critico musical-tuttologo di cui non fo cognomi: alla voce Handsome - Handsome sommo è il mio fastidio nello scorgere un 5/10 che parrebbe collocare nel più mediocre dei limbi uno dei dischi che più ha corroborato la mia spensieratezza da giovincello. Il mio orgoglio insorge, ed eccomi a raccontare la mia tra queste de-liziose mura.

Avete presente il quadrilatero d'attacco del Brasile? O i Fantastici Quattro della Marvel? Bene, il progetto Handsome è di cotale sorta (nessuno è meno obiettivo di un hardcorer in un accesso d'esaltazione). Ma forse non esagero, se è vero che le due chitarre appartengono a Peter Mengede e Tom Capone, che in precedenza avevano triturato i riffs più sublimi rispettivamente negli Helmet e nei Quicksand (ehm, non so se mi spiego). La sessione ritmica è del bassista Eddie Nappi e dell'ignorantissimo Pete Hines, ex batterista dei gloriosi Cro-Mags. Jeremy Chatelain, bassista dei Jets to Brazil, decide a gran sorpresa di cantare qui, nutrendo d'argomenti taluni detrattori di questo disco, non me (i più scaltri si saranno accorti che i membri sono 4+1 e va in malora il mio già azzardato paragone con i quartetti anzicitati, ma mi ero proposto di evitare riferimenti al 5 del critico, tant'è).

Lungi dall'essere Helmet, e tanto meno Quicksand, queste 12 tracce vanno via che è un piacere. Le illustri chitarre si muovono da par loro, e il connubio dei muri di suono propri delle due band suddette è a tratti inebriante; eh sì, le chitarre sono le vere attrazioni (ribadisco, solo per cultori), la scarsa raffinatezza dei compagni di viaggio non inficia la qualità del progetto, anzi, il basso è ben adeguato all'opera e la batteria picchia incessantemente, senza eccessive pretese, ma se qualcuno riesce a star fermo durante l'ascolto gli pago da bere ad libitum. L'escursione di Chatelain al microfono è una piacevole sorpresa, conferendo un tono emo che risulta quasi esotico se applicato alle prodigiose esercitazioni di "walls of sound" dei semidei Capone & Mengede, che al loro tempo godettero di ben più apocalittici vocalizzi.

Non mi si dica che pezzi come "Needles" o "Going to Panic" non sono gioielli del post-hardcore, nessuno neghi che gli Handsome vanno giù maledettamente godibili, come la birra quando se ne ha voglia, e tuttora restano una vera e propria chicca per chi mastica la materia. A costoro consiglio: 1) Ascoltatelo .2) Riascoltatelo. 3) Siate ignoranti, non vi arrovellate a cercare echi di Helmet o ceneri di Quicksand, derivando in colte stroncature.

Risolvo il dilemma 4/5 scartando il secondo, onde fugare rigetti.

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