La Hukkelberg è una cantautrice di Oslo che sta contribuendo seriamente a non far banalizzare quella scena pop-elettronica che nei paesi nordici ha dato alla luce artisti come Sigur Ròs, Mùm, Biosphere, Luomo, Pan Sonic, Mirdaircondo e molti altri. D'altronde una musica così intimamente fresca dove poteva sbocciare se non in quelle terre dove la musica sembra scaturire in modo naturale; come non credere alle parole di Jonsi dei Sigur Ròs quando dice che la maggiore fonte di ispirazione della loro musica è la loro terra, "la sua cultura, i suoi orizzonti, la sua natura". Difficile dire se davvero sia questo il motivo, ma tranquillamente si può affermare che la scena pop Nord Europea è una delle realtà più vivaci e in movimento di questi tempi. Certo, a sentire pronunciare la parola pop c'è chi inizia a gridare all'eresia, alla non musica, al business... a tutti questi consiglio vivamente di dare un ascolto ai due cd finora prodotti dalla Hukkelberg; due vere perle.

Forte d'un'educazione musicale che già all'età di tre anni l'ha vista con i primi strumenti in mano, la Hukkelberg gironzola nell'underground musicale norvegese saltellando dal pop al rock, dal metal al free-jazz. Parallelamente porta avanti un'educazione accademica che la vedrà completare il percorso di studi all'accademia musicale norvegese di Oslo. Il colpo di coda alla sua carriera è l'incontro con l'orchestra norvegese electro-jazz Jaga Jazzist che la porterà nel 2005 al suo debutto discografico con Little Things. È subito un successo. Nel 2006 esce Rykestrasse 68.

Se nel primo album aveva indiscutibilmente dimostrato di non essere una musicista improvvisata e l'aveva portata ad imporsi all'attenzione di tutti, Rykestrasse 68 la consacra ad artista universalmente riconosciuta. Il suo non è semplicemente un pop delicato, non è una semplice emula di Bjork, non una delle tante proposte pop che affollano la scena musicale. Rykestrasse 68, come anche Little Things, è un lavoro di sperimentazioni che solo quando ti rendi conto di come sia realizzato riesce ad assumere la portata che merita. Molto meno di quello che ad un primo ascolto può apparire è realizzato elettronicamente, la musica della Hukkelberg è un giocoso utilizzo di oggetti come strumenti musicali. Nei suoi live sul palco si vedono utilizzati biciclette, bicchieri, macchine da scrivere, spazzole per piatti; tutto concorre a costruire la melodia, tutto si trasforma in musica. Nulla di nuovo si potrebbe dire, ma il tutto è così ben costruito da non farci nemmeno accorgere di fronte a cosa siamo; il tutto è così spensieratamente melodico da non lasciar immaginare l'artificio compositivo che sta dietro ogni pezzo.

E' proprio questa la bellezza  di Rykestrasse 68, ogni pezzo è un fiocco di neve leggero e affascinante, nulla di tanto semplice e evocativo allo stesso tempo. Ascoltare "Berlin" è lasciarsi ammaliare da un'elettronica in bianco e nero ossessiva e discreta dal gusto un po' retrò, caratteristica di molte delle composizioni della musicista norvegese, tanto da far dire, giustamente, che siamo in presenza di una Billie Holiday dei giorni nostri. La voce è stupendamente impostata su una timbrica introspettiva e sussurrata che non eccede mai in virtuosismi, anzi, pare cercare di nascondersi dietro i vari suoni che la sostengono. Eppure è la sua voce a farla da padrona, e forse "Break My Body" (cover di un pezzo dei Pixies splendidamente riadattata) è la traccia che più ne mette in luce l'immensità di cui è capace.  Per il resto è tutta una serie di gracili e leggiadre ballate sempre in bilico tra tradizione e sperimentazione, dove un'elettronica mai invadente fa da contorno a un fitto tappeto di suoni che si snodano timidamente, cercando di rimanere sempre nell'ombra, che non vogliono interferire nella delicatezza che pervade le composizioni. Si passa da atmosfere giocose ad altre tracimanti di malinconia, ma il tutto senza mai scadere nel banale.

Procedendo nello stesso senso dell'islandese Bjork in quanto a ricerca avant-pop, la Hukkelberg è riuscita a coniare un sound in cui jazz, pop ed elettronica si amalgamano meravigliosamente per dar vita a gioielli sonori dalla classe e dall'eleganza incommensurabili.

C'è da star certi che sentiremo ancora parlare di quest'artista.

Elenco tracce e video

01   Berlin (05:13)

02   Cheater's Armoury (03:39)

03   The Pirate (04:36)

04   Fourteen (04:08)

05   The Northwind (04:00)

06   Obelix (03:08)

07   Break My Body (04:04)

08   Ticking Bomb (04:52)

09   Pynt (05:17)

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