Un ennesimo scandinavo, stavolta svedese, a concederci un disco notevole. Bremort è un concept album, è una città inventata all'interno della quale succedono cose, la gente discute, si lamenta, si ama, piange, il tutto accompagnato da dolci melodie al pianoforte, in stile quasi classico.
Ma non è solo questo una città, è anche rumori, di automobili, di costruzioni, di non si capisce cosa. Ed è anche ritmo, a volte dolce a volte scatenato. Ci sono campane, elicotteri, gente che fischia, il tutto molto ben miscelato. Non si ha l'impressione che l'autore abbia scritto varie cose e che poi le abbia forzatamente messe insieme, anzi, sembra procedere tutto nell'unico modo possibile. Mi dispiace non capire nulla di ciò che dicono perchè mi incuriosisce; le voci cambiano in relazione all'ambiente in cui sono inserite, e la cosa si apprezza parecchio, stanze più o meno grandi e nelle quali assumono sonorità molto diverse, molto ben studiato e d'effetto. Le voci femminili sono parecchie, rimandando alcune ad atmosfere fumose alla Marlene Dietrich, altre ancora più indietro, a piccoli teatri periferici degli anni venti.
La sensazione generale è quella di passare da una scena all’altra, di un ideale immenso teatro, dove varie compagnie mettono su spettacoli ambientati in periodi differenti, sempre comunque novecenteschi. L'elettronica è ben utilizzata, mai eccessivamente fastidiosa, pochissima chitarra, molto pianoforte. L'ascolto del disco è una bella esperienza da fare naturalmente in solitudine lasciandosi immergere nelle situazioni proposte, come quando si passeggia in una città passando davanti a locali diversi, uffici, negozi, il tutto permeato però da un'atmosfera rarefatta che rende piacevole ciò che nella realtà di oggi è praticamente un incubo.
Anno di Pubblicazione: 2004
Durata: 53:58
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