Quando mio fratello mi ha rivelato l'identità di quel cranio che compare nel bel video dei Gorillaz "Dare", ci sono rimasto veramente male. No, non poteva essere Shaun Ryder, leader degli amati Happy Mondays, quell'omino Michelin, con una dentatura così malridotta come se in bocca gli fosse scoppiata una "billladen". Davvero irriconoscibile, forse troppo anche per un sopravvissuto quale lui è: l'immagine della devastazione e di ciò che gli eccessi (di tutti i generi, il nostro non si è fatto mancare niente...) possono produrre. Lo stupore ha poi man mano lasciato il posto ad un sentimento strano, un misto di senso di colpa e di sollievo.

Non ho dimenticato che Shaun, in una certa stagione della vita, è stato un mio idolo, come Ian Brown, come Tim Burgess, come Bobby Gillespie. Quando uscì "Pills 'n' Thrills and Bellyaches" degli Happy Mondays la cosiddetta "scena di Manchester" non era una semplice sottogenere da adoperare in accademiche dispute critico-musicali. Agli inizi degli anni '90 escono insieme a "Phills..." album come "Some Friendly" dei Charlatans, l'omonimo degli Stone Roses, "Life" degli Ispiral Carpets, tutti caratterizzati da una fusione calda, caldissima tra tradizione brit-pop e club culture, acid house, ritmi "pump the bass" e da una sincera, contagiosa, irrefrenabile voglia di liberazione. Una ricetta entusiasmante che troverà un'altra eccellente versione in "Screamadelica" dei Primal Scream. Da "Madchester", com'era stata ribattezzata la città in quel periodo, arrivava un impetuoso vento disinibitorio, un urlo di gioia per la fine imminente della Lady di Ferro con tutto quello che il suo infausto periodo aveva significato per la società inglese e non solo. Una "primavera" che è durata poco, una fiammata che ha lasciato sul campo più di qualche "ustionato", ma che è stata un "movimento" più vero di altri, che intercettava un desiderio sincero di ribellione, per troppo tempo represso, della generazione dei ventenni di quel periodo. Io ero tra quelli. E il fatto che non abbia voluto, o saputo, per borghese buon senso o più semplicemente per mancanza di coraggio, partecipare alla "festa" è del tutto secondario. Nonostante fossi impegnato allo spasimo per terminare gli studi, ha vissuto in quella fase come scisso: una parte di me era con Shaun e gli altri, di cui condividevo, in cuor mio, l'estetica musicale e lo strafottente stile di vita.

L'album in questione è un potente concentrato di energia, una sintesi perfettamente riuscita, lo so che apparirà strano, di attitudine anarcoide, di chitarre svisate di stampo "rock", di elementi di funky & soul, con una base ritmica presa in prestito da uno sgangherato rave-party. In alcuni episodi, come nell'iniziale "Kinky Afro", in "God's Cop", nella cover "Step On" l'acido prende il sopravvento e tu ti ritrovi a ballare senza freni, ripetendo le frasi irripetibili declamate più che cantate da Shaun, rese quasi incomprensibili dalla pronuncia dialettale e dalla sua bocca perennemente impastata. In "Dennis and Lois" e in "Holiday" prevale, invece, la componente black: ritmi sempre sostenuti, pompati, supportati anche da cori stile Motown anni '70. Ma l'estrema versatilità degli Happy Mondays, il loro stato di grazia, si possono verificare ascoltando proprio gli episodi più "devianti" come "Grandbag's Funeral", di gusto quasi psichedelico, o l'ammaliante "Bob's yer Uncle", con un flauto preso a prestito dal philadelphia-sound, con delle percussione molto afro e con una conturbante vocalist che pare, più che accompagnare il pezzo, esprimere il culmine del piacere.

Sì, ho provato un certo senso di colpa ed un indefinibile sollievo vedendo com'è ridotto il maggiore dei Ryder. La colpa deriva dal fatto che mi sono servito in qualche modo di lui. Non so, è difficile spiegarlo, ma è come se con la sua vita balorda e al di sopra, molto al di sopra, delle righe, egli avesse in qualche modo pagato per tutti; anche per me, ribelle pavido e fin troppo razionale. Ma forse è giusto così. La musica è anche opportunità di vivere per interposta persona, di condividere un immaginario senza per questo identificarsi completamente; di poter dire ai tuoi figli che quel tipo nel cartone animato messo così male, un tempo è stato amico di papà.

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