SHECKLEY. Questo episodio di Masters of Science non è mai andato in onda e sarebbe stato quello conclusivo di quella che sarebbe stata la prima ipotetica serie. Non stupisce di conseguenza che pure paradossalmente quelli della produzione avessero pensato inizialmente di riservarsi per l'occasione un bel po' di colpi da sparare proprio per questa occasione e che forse tra i vari episodi questo fosse quello con la presenza di attori più famosi all'interno del cast e quello in qualche modo 'scelto' per chiudere idealmente questo primo ciclo.

Intanto la storia è tratta da un racconto di quello che è sicuramente uno degli autori più popolari del genere fantascientifico, cioè Robert Sheckley. Classe 1928 e deceduto nel dicembre del 2005, Sheckley è stato autore di fantascienza dotato di grande fantasia e inventiva e che in più occasioni ha ambientato le proprie storie in contesti che riguardano quelle che sono situazioni sociali più o meno in qualche modo degenerate oppure alterate rispetto a quelle che conosciamo. Si è disimpegnato variamente nella scrittura di racconti già a partire degli anni sessanta e ha sempre avuto un buon feeling con il mondo del cinema e alcune delle sue opere sono infatti state portate con buon successo sul grande schermo. Tra questi impossibile non citare 'La decima vittima' di Elio Petri con Marcello Mastroianni e Ursula Andress e forse uno dei più celebri film del genere prodotti in Italia; impossibile non menzionare anche 'Freejack' di Geoff Murphy, celebre per la presenza di sua maestà Mick Jagger nei panni del 'cattivo'.

Secondariamente siamo al solito davanti a un prodotto di buona qualità secondo quelli che sono gli standard e come accennato vi è il coinvolgimento di un paio di nomi importanti all'interno del panorama del cinema made in USA.

La regia è di Harold Becker. Classe 1928, newyorkese, e regista tra gli altri di film importanti del cinema USA come 'The Black Marble' (basato su un'opera di Joseph Wambaugh, con Harry Dean Stanton e musiche di Maurice Jarre), 'Sea of Love', 'Malice', 'City Hall', 'Mercury Rising'. Nel cast ci sono Vincent Gale e un caratterista celebre come James Cromwell (protagonista al solito di una recitazione più che convincente), ma soprattutto, nella parte del protagonista, Sean Astin, l'ex Goonies e accompagnatore di Frodo nella trilogia del Signore degli Anelli, la cui prestazione per la verità non è forse particolarmente emozionante. Egli ci appare infatti forse un po' troppo spento e forse in difficoltà nel calarsi una parte emozionalmente difficile come quella che gli viene assegnata.

LA TRAMA. Il ruolo di Sean Astin all'interno del film è effettivamente quello del protagonista principale e comunque egli svolge una funzione centrale all'interno delle vicende. Egli interpreta la parte dello scienziato Charlie Kramer, socio di una compagnia la cui gestione commerciale è affidata al suo amico e socio Randolph Ludwin (James Cromwell) e che ha progettato i 'watchbird', che possono essere considerati a tutti gli effetti come dei droni da guerra aventi le sembianze di un falcone.

Programmati secondo determinati parametri e in una maniera che solo Kramer riesce a comprendere, questi droni da combattimento sono stati adoperati con grande successo e encomio da parte delle istituzioni e dell'esercito, durante una campagna militare degli USA in Medio Oriente, permettendo allo stesso tempo all'esercito americano di vincere la guerra senza subire grosse perdite e pure alla compagnia di ottenere un importante riscontro economico e in termini di immagine.

Charlie Kramer riceve anche un premio per la sua invenzione, ciononostante non è in qualche modo pienamente soddisfatto della sua creazione, le cui potenzialità lo spaventano e quando è addirittura il presidente degli Stati Uniti d'America in persona, mediante dei suoi intermediari, a contattare la compagnia affinché questa riprogrammi i droni per affidare loro anche un ruolo all'interno della sicurezza nazionale entro i confini degli USA, esterna inutilmente tutti i suoi dubbi e le perplessità a Randolph. Il quale tuttavia, pure a fronte di un importante compenso economico e conscio dell'importanza politica dell'operazione, spinge Charlie a riprogrammare i droni e credere nel suo lavoro e nella possibilità di portare a compimento un meccanismo di sicurezza nazionale perfetto.

Charlie procederà quindi con la riprogrammazione e dopo poco i droni sono operativi sui quarantotto stati continentali degli USA. I nuovi parametri sono votati a evitare il più possibile l'uso della forza per uccidere quelli che sarebbero i soggetti considerati criminali oppure potenziali criminali e inizialmente l'operazione sembrerebbe in qualche modo funzionare e pure con grande sorpresa dello stesso Charlie. Le cose si complicheranno tuttavia dopo un'operazione nella città di Baltimora, nel Maryland, dove i droni avrebbero dovuto neutralizzare quella che era stata individuata come una cellula terroristica. Non tutto però funzionerà come avrebbero voluto le istituzioni: i droni infatti non percepiranno alcun pericolo imminente e nonostante l'individuazione di questa 'cellula' potenzialmente pericolosa, non intervengono.

Quello che accadrà a questo punto sarà il conseguente intervento diretto e le pressioni dei cosiddetti poteri forti che, venuti a conoscenza anche del rapporto simbiotico tra i droni e il loro creatore-guida, agiranno senza considerare nessuna regola etica e morale per forza una ulteriore riprogrammazione dei 'watchbird'. La degenerazione degli eventi che seguiranno sarà inevitabile e in quella che si può definire una spirale di violenza incontrollata e a un certo punto incontrollabile e risolvibile nella conclusione con una sola scelta ultima e definitiva.

WATCHBIRD. Al solito, anche questo episodio ci pone davanti a delle tematiche di tipo etico e sociale e legato in questo caso anche a quello che è il 'giudizio', in questo caso emesso da parte di dei droni ma sempre secondo delle disposizioni che partono da quella che è una mente umana, oltre che il tema della sicurezza.

L'ambientazione non è futuristica. La realtà in cui si svolgono i fatti potrebbe essere benissimo quella dei nostri giorni e le città che vediamo sono le stesse in cui tutti noi viviamo e con i problemi di piccola e grande criminalità che conosciamo e con i quali dobbiamo fare fronte tutti i giorni noi come privati e pubblici cittadini. Oltre che le stesse forze dell'ordine.

Un tema che si intreccia inevitabilmente con quello della privacy, dato che questi droni appaiono essere come degli esseri dotati di una specie di intuito, seppure robotico, e programmati per intervenire comunque in qualsiasi tipo di situazione, pubblica o privata che essa sia, per evitare che un crimine venga compiuto. Il loro intervento in determinati casi è anzi persino preventivo e da questo punto di vista potremmo benissimo pensare a un collegamento con un'altra celebre opera di fantascienza, cioè 'The Minority Report' (1956) di Philip K. Dick e poi adattata per il grande successo con un discreto successo e secondo me anche abbastanza bene da Steven Spielberg e con un cast variegato e nutrito e in cui spiccano Tom Cruise, Colin Farrell e Max Von Sydow.

Stephen Hawking nella introduzione all'episodio si domanda e ci domanda che cosa siamo disposti a sacrificare nel nome di quella che possiamo definire 'sicurezza', che è un tema sempre ricorrente e anche nel dibattito politico, tanto più in questo periodo che siamo prossimi a quella che sarà una tornata di elezioni amministrative nelle più grandi città del nostro paese. Un tema abusato e se vogliamo pure strumentalizzato da tutte le parti politiche e che chiaramente non va risolto con quelle che possono essere semplici operazioni di polizia oppure quelli che in altri tempi si sarebbero potuti definire come dei 'repulisti'. Soprattutto è inevitabile quella che è una connessione tra il tema sicurezza e quello della privacy, cioè se una maggiore sicurezza richieda necessariamente una specie di rinuncia alla tutela di quella che è la propria libertà personale. In un gioco di equilibri che è sempre molto sottile che secondo me viene spesso in qualche maniera pure involontariamente trascurato in argomentazioni che molto spesso afferrano più la componente emotiva che quella razionale degli individui.

In questo senso è evidente che questi droni costituiscono l'estremizzazione di quelli che furono gli incubi di Orwell in '1984' e dove non sono necessarie neppure più telecamere, controlli a tappeto, pattuglie e 'squadre', perché questi droni adeguatamente programmati possono da soli adempiere a ogni operazione sia di controllo e di monitorazione delle città e dei singoli soggetti, pure nella loro intimità, e allo stesso tempo procedere a una risoluzione del caso, che può essere poi più o meno violenta a seconda delle situazioni e a seconda di queste anche portare nel caso alla morte del soggetto considerato 'colpevole'.

LA COMPONENTE UMANA. È chiaro comunque che anche in questo caso l'errore c'è e l'errore in quanto tale non è dei droni, che comunque essendo macchine non possiedono delle loro caratteristiche peculiari e in questo caso particolare specifico non si possono definire come autonomi, quanto negli esseri umani. Il collegamento a 'The Minority Report', che è una storia radicalmente diversa e dove il controllo del crimine funziona diversamente, non è comunque sbagliato in quello che possiamo comunque definire anche in questo caso come un 'rapporto di minoranza', che riguardi però un singolo soggetto, preso come esemplificazione estrema, come fantoccio - e seppure a sua stessa insaputa e incoscienza - su cui si fondano le velleità del controllo da parte di chi detiene il potere.

In questo senso è forse proprio Charlie Kramer l'unico vero protagonista di tutta la vicenda e in quello che è un suo percorso di vita personale, che comincia da ragazzo quando assiste impotente all'omicidio della madre, e continuerà poi da grande, quando specializzatosi nel mondo dell'informatica, cercherà di utilizzare la propria invenzione per fare del bene. Ma Charlie Kramer è un uomo ed è un uomo che a un certo punto si trova solo ed affllitto dai dubbi e allo stesso tempo sollecitato da pulsioni interiori e da quelle che sono delle vere e proprie forzature esterne. Se vogliamo, nessuno di noi compie mai delle scelte in maniera del tutto libera e indipendente: voglio dire, dobbiamo ammettere che tutti noi possiamo avere dei condizionamenti che potremmo definire 'aprioristici' e che derivano dal nostro bagaglio di esperienze. Questo non vuol dire che le nostre scelte siano sbagliate oppure deviate e in qualche maniera malate, ma solo che dietro ogni nostra scelta ci sono magari tutta una serie di storie e che fanno parte del nostro patrimonio di conoscenze e esperienze acquisite nel corso degli anni.

È lo stesso per Charlie Kramer che come specificato con le sue creazioni ha un rapporto simbiotico e inscindibile. È lo stesso per Charlie Kramer che è solo un uomo e una questione come quella della sicurezza e della privacy non può essere deputata alla gestione di un solo individuo, ma solo in quanto tali e poiché per propria natura attinenti la sfera interazionale tra le persone facenti parte di una società, affrontata collettivamente e con degli strumenti possibilmente diversi da quelli dell'uso della forza. E Charlie Kramer è allo stesso tempo un individuo e rappresenta il declino, le difficoltà nel trovare un equilibrio personale nella vita di un singolo soggetto, ma anche metaforicamente quella che si potrebbe considerare una difficoltà da parte di una nazione, un ente, una qualsiasi istituzione a affrontare i problemi problemi in maniera razionale invece che emozionale. E dove questo, per una comunità, diviene più che per un singolo un vero e proprio obbligo e costituisce parte essenziale nel bilanciamento del processo democratico.

Concludo con una riflessione sui droni adoperati sui campi di battaglia e nelle operazioni di guerra, qualche cosa che più che fantascienza può essere considerata come realtà e tempo presente e qualche cosa che non riesco in nessun modo a valutare per forza positivamente, trattandosi a tutti gli effetti di macchine per uccidere. La giustificazione di un presunto 'risparmio' di quello che potrebbe essere un sacrificio di vite umane mi appare qualche cosa di pretestuoso e francamente anche difficilmente dimostrabile (sperando che non se ne presnti mai l'occasione concreta). A parte questo, siamo sicuri che chi faccia una guerra, voglia poi vincerla sempre e comunque in tempi rapidi e senza il dispendio e l'utilizzo di risorse umane? Andiamo. Senza soldati e senza morti, in fondo, che guerra sarebbe. Quella del drone potrebbe, potrà diventare un giorno una specie di 'moda', ma poi torneremo tutti quanti felicemente a ammazzarci uno con l'altro viso a viso sul campo di battaglia come abbiamo sempre fatto. Evidentemente non ne possiamo proprio fare a meno.

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