La fortuna di Miyazaki fu il successo che ebbe "La città incantata" (2001) valicando i confini del Giappone e, di fatto, aprendo la strada a tutto un cinema d'animazione nipponico che in Occidente era quasi sconosciuto (da noi, tolta qualche eccezione, eravamo fermi a Holly e Benji e Mila e Shiro, per dire, ma pochi, pochissimi, conoscevano "Akira" di Otomo, giusto per citarne uno). E così anche tutto il cinema di Miyazaki venne distribuito in Italia, e così scoprimmo l'esistenza di Totoro, che in Giappone era un personaggio notissimo da almeno dodici anni, e altri capolavori del maestro di Tokyo. Ovviamente arrivò tutto molto lentamente, e "Il castello nel cielo" giunse in Italia il 25 aprile del 2012, nonostante fosse un film datato 1986.

Si tratta del suo terzo film, il primo firmato Ghibli, una conferma della grandezza artistica di Miyazaki dopo l'ottimo "Nausicaa della Valle del Vento" (1984), Ciò che forse ha fatto sì che "Il castello nel cielo" non sia diventata un'opera tanto amata quanto citata dai fan come altri film (guai a toccare "Mononoke", questo film invece sì) è dato dal fatto che sia visto come un film più infantile e, comunque, di transizione fra due opere memorabili, la succitata Nausicaa e il successivo Totoro (1988).

In realtà, "Il castello nel cielo" è, a tutti gli effetti, l'opera cardine su cui si baserà l'intero immaginario narrativo e visivo del Miyazaki-pensiero. Vero è che la storia della piccola Sheeta, che non sa di discendere dai re di Laputa, isola volante semi leggendaria, e che viene a contatto con un ragazzino terrestre con il quale legherà solidamente tanto che, insieme, combatteranno i temibili pirati dell'aria e lo spietato agente Muska, i quali vorrebbero impossessarsi di un magico cristallo che lei custodisce, possiede tratti infantili fin troppo marcati soprattutto nel primo tempo. La figura di Sheeta, oltre tutto, è una delle più monocordi dell'intera filmografia miyazakiana: in balìa degli eventi, si lascia trasportare, letteralmente, dal vento in ogni situazione, ed è lontanissima dalla guerriera Mononoke, o dalla protagonista tenace de "La città incantata". Credo che, pero', sia l'unica critica che si possa muovere davvero al film, che procede spedito e serrato soprattutto in un magnifico secondo tempo in cui compaiono, come un sogno, i nostalgici robot ecologisti foderati di muschio, ormai abbandonati a loro stessi, un mix di natura e tecnologia made in Miyazaki.

Poi c'è Miyazaki, e il suo stile. Sfruttando le reminescenze di alcuni episodi de "I viaggi di Gulliver" realizza un Europa visivamente strepitosa, fantasiosa e colorata, "addobbata", diciamo così, da macchine volanti uscite fuori da un'epoca remota. I temi sono più o meno i soliti, declinati qui, più ancora che in Nausicaa, in modo incredibilmente convincente: l'ecologismo; il pacifismo e la critica alle ottusità delle alte sfere militari; l'infanzia come prolungamento del sogno e della vita; il volo, libertà per eccellenza; il combattere prima contro i propri demoni e poi contro quelli oltremodo visibili (molte le assonanze con "Kiki" (1989) e, su tutti, "Porco Rosso" (1992), di cui questo film è, in qualche modo, progenitore).

Rimandi anche a Sodoma e Gomorra e, come spiegò in una intervista lo stesso Miyazaki, anche agli scioperi dei minatori gallesi. Leggere per credere: "«Sono stato in Galles subito dopo la fine dello sciopero dei minatori. Ho veramente ammirato il modo in cui i sindacati dei minatori lottavano fino in fondo per il loro lavoro e le loro comunità, e volevo riflettere la forza di queste comunità nel mio film", ammise al Guardian nel 1989. Ma c'è anche un certosino lavoro di scrittura che riporta a una celebre serie Tv di fine anni '70, che da noi trasmise la Fininvest più o meno dieci anni dopo, "Conan - Il ragazzo del futuro" le cui assonanze con il film recensito sono molte, a partire dall'idea di due ragazzini giovanissimi costretti ad affrontare un mondo ostile e sconosciuto pur non essendo, appunto, adulti e dunque preparati nell'affrontarlo.

Davvero schizofrenica la distribuzione italiana. Ne acquistò i diritti la Disney in Usa e da noi la Buena Vista (che sempre Disney era) e ne rilasciarono una versione in DVD nel 2004, con un doppiaggio, tra l'altro, discutibile. Venne rimossa dal mercato quasi subito con nessuna motivazione apparente, e ricomparse misteriosamente, con un doppiaggio diverso, e migliore, nel 2012 a seguito dell'uscita cinematografica. La Lucky Red prese il posto della Disney in qualità di distributore. Oltretutto l'uscita del 2004 venne imbastita in fretta e furia per sfruttare l'uscita de "Il castello errante di Howl", presentato a settembre a Venezia e primo film di Miyazaki ad avere una distrubuizione omogenea in tutta Europa.

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