Hayseed Dixie è un quartetto americano che fa musica bluegrass. Trattasi quindi di faccenda riguardante mandolini, chitarre acustiche, bangio, violino e così via ma la loro eccentrica, ingegnosa specificità sta nel fatto che il repertorio di questi estrosi pazzoidi consiste per buona parte di cover hard rock!
Esordirono nel 2001 con un album di sole cover degli AC-DC, quando invece il loro terzo del 2004 celebrava per intero la musica dei Kiss. Tutti gli altri lavori (non pochi, giacché ne fanno uscire uno all’anno, indefessamente) hanno saccheggiato senza pietà grandi, meno grandi o grandissimi nomi della musica tosta (non si salva nessuno: Led Zeppelin, Who, Aerosmith, Darkness, Black Sabbath, Van Halen, Sex Pistols, Rolling Stones…), ancorché mischiati sempre benché in percentuale variabile di volta in volta a brani di loro composizione. In realtà vi è stato anche un album completamente di inediti, nel 2008, talmente particolare nel loro curriculum da averlo intitolato “No Covers”.
L’opera in questione è la loro quarta, datata 2004 e scimmiottante apertamente, sia nel titolo che nell’istantanea dal vivo della foto di copertina, uno storico album degli AC-DC. Tale gruppo è in effetti ben rappresentato in scaletta con la riproposizione di cinque loro pezzi, tre dal vivo già apparsi nel disco d’esordio più due new entry in studio. Per il resto fanno bella mostra di sé indemoniate versioni bluegrass di oggetti di culto come “Fat Bottomed Girls” dei Queen (sentirne il famoso coro a cappella iniziale reso con indomito accento texano è esperienza quantomeno scioccante), “Aces of Spades” dei Motorhead, “Walk This Way” degli Aerosmith che coi mandolini a pestare invece del chitarrone di Joe Perry è tutto un programma, “Feel Like Making Love” dei Bad Company e via così. Un paio di canzoni infine sono farina del loro sacco e fanno veramente uno strano effetto, completamente sconosciute come sono in mezzo a tutti quei riff di chitarra acustica o di violino o di mandolino, così familiari per chi mastica comunemente la musica rock.
Tutti e quattro i musicisti sono estremamente brillanti, dotati di quell’agilità e precisione indispensabili per rendere al meglio un genere così veloce e tecnico come il bluegrass. Le loro faccione ispide di peli superflui e i loro corpaccioni, gonfi di magnate e bevute non certamente salutari, ispirano tutto sommato assai più soggezione dei ben più rumorosi e atteggiati performers ai quali si ispirano.
E’ chiaro che accostarsi a questo gruppo così derivativo e di nicchia non dà adito a particolari entusiasmi musicali, tantomeno a fughe in avanti in quanto ad inquadramento artistico e importanza culturale… La fruizione di questi Hayseed Dixie resta un originale divertissement, insolito e peculiare, un incontro fra mondi lontanissimi in equilibrio improbabile eppure reale, una stranezza condita di virtuosismo e di maliziosa creatività.
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